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Quei Napoletani da ricordare  (vol. 1)

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Cap.22
Il signore delle nascite
Vincenzo Abate

«Alle falde del Vesuvio un medico ha dato a Napoli il solo primato di cui la città possa fregiarsi, ma non ha tentazioni di divismo, né si considera un volto da copertina. Non ama passerelle di false leggende, né miti che non devono essere miti, né approdi che non sono frontiere rivoluzionarie».
Con queste parole il «Corriere della sera» riassunse la notizia della prima fecondazione in vitro avvenuta in Italia, coronata dalla nascita di Alessandra l’11 gennaio 1983 nella clinica Villalba di Napoli.
Grande fu ovunque lo stupore e la meraviglia al diffondersi della notizia che la prima bambina in provetta italiana era napoletana. A Napoli dove tutto è bello ed intelligente, ma anche vago, impreciso ed approssimativo si era riusciti per primi nel nostro Paese in una impresa rigidamente scientifica, precisamente organizzata: e per di più ciò avveniva in una struttura privata circondata da un ambiente medico conservatore, se non ostile, certamente scettico.
Il ginecologo Vincenzo Abate ed i suoi giovani collaboratori erano stati paladini solitari nell’azione contro la disorganizzazione dello Stato, che ben si esprimeva nella scalcinata espressione ospedaliera meridionale.
Mentre la notizia si diffondeva, gli altri scienziati italiani del settore, che, fino ad allora si erano distinti soltanto per fiumi di chiacchiere versate nei congressi, sull’argomento si rinchiusero in un mutismo assoluto e cercarono di prendere le distanze dal ginecologo privato riuscito nell’impresa miracolosa, il quale ha l’imperdonabile torto di non essere un cattedratico.
Nessuno dei suoi invidiosi colleghi volle riconoscere in quei giorni che dietro questa sua impresa eccezionale vi erano anni di studio, un costante impegno quotidiano, innumerevoli sacrifici, ma principalmente l’intuizione che, per imparare qualcosa di nuovo, bisogna emigrare andando là dove la medicina è più avanzata, ma bisogna anche far venire in casa propria ad insegnare ciò che già si conosce. A Napoli venne così ad affiancarsi all’Orto Botanico più importante d’Europa, alla prestigiosa Stazione Zoologica ed al Laboratorio di Biogenetica di fama internazionale, un centro all’avanguardia nel settore della sterilità.
La meraviglia maggiore da parte degli specialisti del settore è che un tale successo sia avvenuto in una struttura privata, mentre tante strutture universitarie non avevano ottenuto nessun risultato. La spiegazione ci viene dalle parole dello stesso ginecologo napoletano: «Questo tipo particolare di esperimenti è stato possibile da realizzare in una struttura privata, perché richiede un ritmo di lavoro tale che solo un ricercatore abituato a grossi sacrifici può attuare. Infatti in una struttura pubblica è assolutamente improbabile che un programma scientifico di questa portata possa essere eseguito ventiquattro ore su ventiquattro. In nessun ospedale o università si riuscirebbe facilmente ad eseguire una laparoscopia notturna sulle pazienti con ovulazioni spontanee».
Resi noti gli antefatti cercheremo ora di fare una conoscenza più approfondita di questo ginecologo napoletano bonario ed accattivante, che ha saputo conquistare l’opinione pubblica ed ha diviso la classe scientifica, specie quella universitaria, che non ha mai accettato di buon grado i successi di un medico privato.
Cercheremo di realizzare una biografia veritiera di un personaggio che, alla passione per la scienza, accomuna una incrollabile fiducia nella gente semplice ed un amore per la vita che non conosce pausa; ad una calda cordialità napoletana associa una rara efficienza nord americana.
Vincenzo Abate è uno scienziato che ama la natura e lo sport ed affianca alle lunghe ed estenuanti nottate trascorse in sala operatoria una passione incrollabile per il footing che pratica ogni giorno per almeno due ore lungo l’anello del parco della Rimembranza, vicino alla mia villa di Posillipo ove l’ho potuto osservare più di una volta.
L’abbigliamento preferito da questo illustre scienziato, che sprizza vitalità ed amore per i piaceri terreni da tutti i pori, sono i jeans, la sua vita per trecento giorni all’anno è divisa tra le visite nello studio di via Petrarca e gli interventi nella clinica «Santo Stefano» di via Caravaggio, i continui viaggi di aggiornamento scientifico in tutto il mondo, perché invitato a tutti i congressi internazionali sulla sterilità e sulla riproduzione umana, dove i suoi interventi sono particolarmente apprezzati e le rarissime puntate in barca verso le Eolie, il suo fugace paradiso terreno, il suo Eden, che gli fa esclamare «Vorrei andare incontro al futuro a bordo di un catamarano che sfiori i mari del Sud».
Il «professore», come è chiamato con venerazione dalle sue numerosissime clienti, anche se tale titolo accademico non gli spetterebbe, non avendo mai fatto carriera universitaria, ci tiene molto alle sue scoperte scientifiche, soprattutto a quelle che non gli sono riconosciute universalmente.
È questo il caso della «GIFT» una tecnica di fecondazione artificiale che negli ultimi anni si è diffusa più della tradizionale «FIVET» ed ha ottenuto dei migliori risultati perché più vicina alla fisiologia della riproduzione umana.
«Sono stato il primo» asserisce con sicurezza il nostro «professore», «a presentare una documentazione fotografica sulla inseminazione intratubarica dei gameti ad un congresso della Federazione mondiale di ostetricia e ginecologia svoltosi a San Francisco nel 1982.
Tra l’altro avevo già inviato un articolo a Lancet sulle mie sperimentazioni, ma il comitato editoriale non lo pubblicò per mancanza di spazio e di ciò si scusarono con me attraverso una lettera che conservo a dimostrazione delle mie affermazioni. In seguito un giovane ricercatore statunitense Riccardo Asch è giunto al mio risultato con due anni di ritardo, ma da tutti è considerato lo scopritore della nuova tecnica».
Andiamo ora un poco indietro con gli anni: nel 1931 a Napoli nasce Vincenzo Abate, Enzo per gli amici, il padre apprezzato medico gli inculca sin da bambino la generosità verso il prossimo più sfortunato.
Il 1954 è l’anno della laurea in medicina con una tesi in farmacologia relatore l’illustre prof. Donatelli, scienziato all’epoca notissimo negli Stati Uniti, il quale colpito dalla preparazione del giovane lo raccomanda con una sua lettera alla «Columbia».
Pochi mesi ed il dott. Abate è negli U.S.A. pronto ad entrare ad Harlem in un ospedale che mai in precedenza aveva dato ospitalità ad un medico europeo. Un praticantato, anche se breve, ricco di scoperte e di rivelazioni scientifiche; quindi la possibilità di cambiare ed entrare come praticante al «New York Policlinic», il famoso «Medical» come brevemente è chiamato dagli abitanti della grande mela, la clinica dei mostri sacri del cinema da Marilyn Monroe a Zsa Zsa Gabor.
In questo ospedale era possibile avere contatti con Albert Decker mago dell’endoscopia, John Kupperman, principe incontrastato dell’endocrinologia, Pierre Saupart un gigante nel campo della riproduzione umana ed Eduard Tjler, il primo ad allestire una banca dello sperma, il cui laboratorio fu a lungo frequentato dai famosissimi scienziati inglesi Patrick Steptoe e Robert Edwards, padri della fecondazione extracorporea (FIVET) che ha sbalordito tutto il mondo.
Dopo aver tanto imparato da scienziati di questa importanza il giovane medico napoletano decide di ritornare in patria con la sua moglie manager Lola ed i tre figli Mario, Vincent e Marisa, ai quali in Italia si aggiungerà Flora.
Napoli non rappresenta però una sede fissa, perché la necessità di un continuo aggiornamento fa correre «Enzo» continuamente in giro per il mondo: Stati Uniti, Australia, Inghilterra, ecc. La presenza ai più importanti congressi e la frequentazione con i maggiori scienziati del settore è il segreto di un successo professionale che non accenna a diminuire.
Un grosso merito di Enzo Abate è stato quello di riunire ogni tre anni a Capri i maggiori esperti mondiali della riproduzione per l’assegnazione del «Premio Axel Munthe», ambito riconoscimento che viene assegnato a quei ricercatori che abbiano saputo coniugare la loro attività scientifica ad una profonda dose di umanità. Tale premio è ispirato al celebre medico svedese, vissuto a lungo a Capri, il quale oltre alla medicina, aveva molteplici altri interessi che spaziavano dall’arte alla letteratura, dalla archeologia alla pittura. Egli era il medico di fiducia che curava i principali re europei, ma anche lo scrittore che toccava il profondo del cuore di migliaia di persone con la sua famosa «Storia di San Michele».
Nello studio di via Petrarca ove il Dott. Abate lavora, non ci si interessa naturalmente solo di fertilizzazione in vitro, ma di tutta la ginecologia. In particolare vogliamo segnalare l’altissimo livello raggiunto dalla chirurgia endoscopica chiamata modernamente videochirurgia, che permette straordinarie operazioni senza incisioni sull’addome e con permanenza in clinica di poche ore, anche nei casi in cui l’ospedalizzazione con la tecnica tradizionale è di 6-7 giorni.
Alcuni anni fa ebbi modo proprio grazie alla videochirurgia di conoscere personalmente il dott. Abate, il quale aveva organizzato sull’argomento un importante convegno nella sede dell’Ordine dei medici di Napoli, facendo intervenire, grazie alle sue personali conoscenze, i maggiori scienziati del settore tra cui l’illustre prof. Semm ideatore della chirurgia endoscopica.
Ho un piacevole ricordo di quella riunione perché ammirai cose veramente strabilianti e come me erano meravigliati i più famosi cattedratici napoletani; inoltre ebbi modo, presentatomi dal dott. Abate, di conoscere l’aiuto del prof. Semm, una graziosa dottoressa teutonica che gentilmente mi invitò a trascorrere un periodo di apprendistato in Germania per impadronirmi di queste nuove tecniche chirurgiche. Con me erano presenti al seminario alcuni colleghi amici, collaboratori del dott. Abate, che sedevano alla mia destra, i quali mi confidavano sottovoce alcuni graziosi aneddoti sul professore.
Mi raccontava il dott. Punzetto, ecografista, che tre volte alla settimana, nei giorni in cui egli collaborava nello studio di via Petrarca, le visite terminavano quasi sempre intorno alle 3-4 di notte, dopo di che doveva seguire l’intera équipe nei pochi ristoranti ancora aperti a quell’ora per cenare tutti assieme fino alle prime luci dell’alba. La mattina era sempre uno straccio.
Il dott. Enzo Del Vasto, valente anestesista e proprietario di sfarzose imbarcazioni mi confidava che il dott. Abate se come ginecologo era bravissimo, come lupo di mare era addirittura un mostro di bravura e quindi tutta una sfilza di divertenti episodi accaduti durante navigazioni verso le Eolie o attorno alla Sardegna.
Il dott. Mimmo Cirillo ginecologo, ex braccio destro del professore, mi diceva che aveva più volte studiato approfonditamente la clientela in lunga e paziente attesa di essere visitata e di avere identificato dei personaggi che si ripetevano ciclicamente: «C’è la signora dell’alta borghesia, che grazie ad affrettate letture sulle rubriche mediche dei giornali elargisce consigli e spiegazioni con la prosopopea della addetta ai lavori. C’è la contadina della provincia e la popolana dei quartieri spagnoli, sempre scortata da folti gruppi di parenti che imitano le gesta del prof. Abate di cui raccontano aneddoti conditi da una mimica eduardiana. C’è la nobile decaduta che cerca disperatamente di saltare la fila con la stessa tenacia della donna manager, tutta lavoro ed appuntamenti, che consulta nevroticamente l'orologio ogni cinque minuti a simulare un impegno professionale che non può più attendere». Purtroppo la lotta contro la sterilità necessita come prima dote di molta pazienza, abnegazione e volontà di sacrifici per poter percorrere una strada lunga, faticosa e non sempre coronata da un risultato favorevole.
Interrogato sul segreto del successo del suo studio il dott. Abate confessa che gran parte del merito è della numerosa e qualificata équipe che lo circonda e che non l’abbandona mai. La forza dei suoi collaboratori è nella loro giovane età, nel sacro furore scientifico e nella loro voglia incredibile di imporsi.
La fecondazione artificiale può avere successo nella struttura privata perché non si deve combattere né contro orari rigidi di lavoro, né contro le rivendicazioni sindacali dei paramedici o con le carenze della sala operatoria o del laboratorio.
Vorrei terminare il ritratto del «professore» Abate con una osservazione personale: più volte ho constatato tra i colleghi ginecologi una invidia nei suoi riguardi tale da sottovalutare i suoi indiscutibili meriti professionali. Alcuni anni fa addirittura molti gioirono di una sua disavventura giudiziaria conclusasi poi felicemente. Nonostante tanta invidia e tante maldicenze possiamo concludere senza timore di sbagliare che il dottor Abate nei confronti degli altri ginecologi napoletani rappresenta un «altro pianeta».


Quei Napoletani da ricordare  (vol. 1)

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