Lettere al direttore 3^ parte:

Ad Athos, eri
un vero amico, non ti dimenticherò mai
A Porthos, anche tu mi hai
lasciato, ora sono veramente solo

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le "ragioni" di della Ragione  
proposte per Napoli e l'Italia 


Questi testi sono una scelta di lettere al direttore inviate da Achille della Ragione, negli ultimi tempi, ai principali quotidiani italiani e campani.
Tutti i libri di Achille della Ragione sono reperibili a Napoli presso la libreria Neapolis (di fronte alla chiesa di San Gregorio Armeno) e presso Graphicus, via San Bartolomeo 46

 

 

1)       Fermate la Gest Line, è impazzita

2)        Legittimità della legittima difesa

3)        Onestà dei banchieri

4)        Depenalizzare altro che criminalizzare

5)        Le tre forme dell’immortalità

6)        L’infibulazione

7)        Perchè il dolore?

8)        Il sedere della cancelliera

9)        Gentile da Fabriano si, Tiziano no

10)   Favoletta per bambini

11)   Nuove spese per i contribuenti

12)   Nemesi storica

13)   Codice da Vinci

14)   Maledetta festa

15)   I misteri dell’amore

16) Un Cavallino scomparso nel nulla

17) Attacco alle Lobby

18)   Nuove regole per il calcio

19)   Parto indolore

20)   Guantanamo e Poggioreale

21)   L’olocausto di Bagnoli

22)   Inefficienza o camorra?

23)   L’emergenza infinita

24)   Un sorriso

25)   Svizzera addio

26) Prostituzione o schivitù

27)   Tristi pensieri sulla vecchiaia

28)   Viagra a volontà, ma da consumare in famiglia

29)   Curarsi a Napoli è pericoloso

30)   Spazzatura addio

31)   E ora dedichiamo una piazza anche a Lauro

32)   Certificati falsi a volontà

33)   Il calvario del condono

34)   Abusi e privilegi

35)   La questione meridionale nella pittura napoletana seicentesca

36)   La vera storia della sfogliatella

37)   Una diaspora rovinosa

38)   Lo scorrere inesorabile del tempo

39)   La mortale malattia della politica

40)   Traffico impazzito per ammirare una statua

41) Piazza 3 Ottobre 1839

42)   Pontile di Bagnoli, splendido ma imbrattato

43) Non bevete acqua minerale!

44)   Il calvario infinito del condono

 


Fermate la Gest Line, è impazzita!

È quanto chiedono disperatamente decine di migliaia di napoletani, subissati da cartelle più o meno pazze, ma soprattutto da una attività di recupero forzato dei crediti e da un accanimento persecutorio degno di miglior causa.
Dopo le ganasce fiscali applicate ai veicoli, si sta attuando indefessamente il fermo amministrativo sui beni immobili di proprietà del moroso.
Che le tasse e le multe vadano pagate non vi è dubbio, ma il comportamento vessatorio della società di recupero, anche se in linea con alcune norme legislative discutibili, sta superando ogni limite di sopportazione dei napoletani, che come la storia ci insegna (Masaniello docet) sono pazienti ma fino al punto di rottura…
L’aspetto più scandaloso è costituito dalla vendita all’asta dell’immobile senza una preliminare valutazione del suo valore di mercato, per cui nelle ultime settimane sono avvenute numerosissime aggiudicazioni a prezzi stracciati, spesso a personaggi dotati di cospicua  liquidità e, soprattutto, in grado di convincere… i vecchi proprietari a lasciare subito l’appartamento.
Il paradosso è costituito dalla necessità di costituirsi e dover pagare un avvocato, anche nel caso di atti contenenti iscrizioni a ruolo per le quali l’Ente era decaduto dal diritto di riscossione.
Siamo in campagna elettorale e sarebbe auspicabile che i politici, di destra o di sinistra, ci dicessero chiaramente, se vogliono il nostro voto, come pensano di affrontare questa situazione esplosiva, che amareggia e rende la vita impossibile a tanti cittadini.

Il Roma 23 febbraio 2006

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Legittimità della legittima difesa

 Il cittadino che si difende con le armi nella sua abitazione non difende soltanto la sua “roba”, come volgarmente si è blaterato in questi giorni sui principali giornali, bensì rappresenta l’ultimo baluardo dello Stato contro la criminalità. Non vi possono essere poliziotti e carabinieri a presidiare ogni angolo del territorio, là dove essi non sono presenti, a difendere lo Stato deve pensarci il cittadino.
Il compito che gli è affidato è nobile quanto rischioso, sacrosanto più che legittimo. Non è Far West, ma l’affermazione del diritto contro la sopraffazione. Chi non è abituato all’uso delle armi sa quanto sia pericoloso adoperarle, ma deve essere legittimato ad usarle, perchè in quel momento deve difendere, non solo le sue cose, ma la sua famiglia da eventuali intemperanze o violenze da arancia meccanica.
La legge approvata non è una legge di “destra”, come è stato detto a sproposito, né ci porta indietro nel tempo. E’ una legislazione al passo con i tempi feroci che siamo costretti a vivere.
Per convincercene possiamo guardare a due passi da noi, nella pacifica e civile Svizzera, dove pure abbondano gli extra comunitari pericolosi, slavi o albanesi, che spesso costituiscono queste bande specializzate negli assalti alle villette isolate, ma il fenomeno è quasi sconosciuto. Perchè leggi severe tutelano il cittadino e, soprattutto, perchè in ogni casa vi è un fucile d’assalto ed un riservista in grado e pronto ad usarlo.

Corriere del Mezzogiorno 8 febbraio 2006

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 Onestà dei banchieri

Gentile dottore,

la stampa ha reso noto nei giorni scorsi dell'esistenza di un conto corrente svizzero ancora attivo intestato a Lenin. Quando tornò in patria il padre della rivoluzione, impegnato in faccende più importanti, dimenticò di chiuderlo e di ritirare i cinque
franchi che vi erano depositati. I banchieri elvetici sono precisi e meticolosi ed hanno continuato a tenere aperto il conto e ad accreditare i relativi interessi. Dopo poco meno di un secolo ed alcune devastanti inflazioni si è giunti alla stratosferica cifra di otto franchi. Se la proprietà privata per l'austero rivoluzionario era considerata un furto, sarebbe interessante conoscere il suo parere sui banchieri.
E se oggi volesse chiuderlo, non basterebbe un mese di stipendio di un salariato dell'ex paradiso dei lavoratori.

La Repubblica 1 marzo 2006(nazionale) - Lo Strillo marzo 2006 - Il Roma ??

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Depenalizzare altro che criminalizzare

 Tra le isterie di fine legislatura una delle più gravi, anche se sottovalutata dai mass media, è stata la criminalizzazione del consumo delle droghe leggere, equiparate del tutto, attraverso un decreto legge, a quelle pesanti.
I fautori di questa rivoluzione si sono poi pubblicamente confessati, affermando di aver fatto uso, e più di una volta, delle sostanze oggi da loro stessi vietate: Fini si è fumato una canna in Giamaica, Casini non si è nemmeno spostato ed ha fatto le sue esperienze in un prato…
Dopo le fumacchiate giovanili, però, non sono precipitati, come da loro ripetutamente paventato, nei labirinti dell’eroina, bensì, per nostra ventura, alla guida del Paese.
La nuova legislazione minaccia di coinvolgere nel baratro della penalizzazione milioni di consumatori, anche occasionali, e, mancando criteri oggettivi per definire  la modica quantità che si può possedere per uso personale, il cittadino sarà ostaggio del potere discrezionale delle istituzioni, che potranno anche valutare, a loro insindacabile giudizio, la pericolosità sociale del consumatore di droghe leggere. Ne deriverà, come capitato negli anni dal ’90 al ’93, durante i quali vigeva una normativa simile, un incremento notevole, in breve tempo, della popolazione carceraria, che già esplode e presenta concentrazioni indegne di una nazione che vorrebbe definirsi civile.
Nella patria di Giustiniano e di Cicerone si attuerà una sistematica eutanasia dello Stato di diritto e ciò mentre l’unica possibile soluzione per fronteggiare la macro e micro delinquenza, che oramai ha rotto gli argini e dilaga incontrastata, poteva essere la liberalizzazione della droga, un provvedimento che avrebbe richiesto coraggio e lungimiranza, doti che difettano ai nostri politici, forse per le peccaminose fumate giovanili.

Il Roma 25 marzo 2006

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Le tre forme dell’immortalità

Il sogno dell’immortalità ha solleticato l’uomo sin dalla notte dei tempi, come dimostrano graffiti, antiche leggende, dall’epopea di Gilgamesh alla mitica Shangri La, dal mito di Titone al sogno di Faust ed i corredi funerari che accompagnavano i potenti nel difficile percorso verso l’ignoto.
Le recenti scoperte della medicina e della biologia, in primis la clonazione, hanno aperto un promettente sipario sul destino dell’uomo, che non vuole arrendersi alla caducità della vita.
Oggi tre forme di immortalità sono perseguibili.
Per il credente vi è il cammino più semplice. Una volta accettata l’idea di un’anima, diversa e separata dal corpo, basta comportarsi secondo i dettami previsti dalla propria religione ed è pronta una vita eterna, il Paradiso per i cristiani, un lussureggiante giardino colmo di vergini per l’islamico, un tortuoso percorso di reincarnazioni per gli induisti.
Per gli antichi Greci e per molti laici l’unica possibile forma di immortalità è costituita dalla memoria dei posteri, per qualche generazione o per millenni, privilegio riservato ai grandi dell’umanità. Ed a questa immortalità ridotta… possono accedere tutti gli esseri viventi, ne godono infatti i miei splendidi rottweiler Lady ed Athos, che continuano a vivere nel mio ricordo e nel mio cuore. Per i minerali e per i metalli, come ci ammoniva l’impareggiabile Totò in una toccante poesia: la morte semplicemente non esiste.
Oggi le scoperte della scienza, dalla ingegneria genetica alla chirurgia dei trapianti, dalle tecniche di ibernazione alla clonazione, ci aprono sconfinati orizzonti ed il sogno dell’immortalità, assopito, prende forza e vigore.
Possedere un clone e poter trasferire nel nuovo involucro  le proprie esperienze rappresenta un sogno malizioso, ma presto realizzabile.
L’etica lo vieta, vi saranno insuperabili problemi di sovrappopolazione di disparità di accesso e tanti altri ancora, ma nessuno potrà vietare ad ognuno di noi di sognare l’immortalità.
Si è aperta una finestra su un mondo nuovo, del quale non riconosciamo i confini, ma confidiamo di poter partecipare alla più straordinaria avventura dell’umanità, da far impallidire l’audacia di Ulisse. Il nostro cuore si riempie di orgoglio e commozione, come Mosè dalla cima del monte Nebo intravediamo la Terra Promessa.

Il Roma 15 febbraio 2006

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Infibulazione

Gentile dottore,

finalmente a Verona è stato eseguito il primo arresto di una donna, nigeriana, che stava per praticare, per 100 euro, l'infibulazione su una bimba di un anno.
E' la prima volta che viene applicata la legge contro le mutilazioni sessuali, una barbarie atavica che i nostri ospiti credono di poter impunemente continuare a praticare sul nostro territorio, certi che il nostro permissivismo chiudesse un occhio... Bisogna finirla! Chi viene a lavorare da noi deve lasciare a casa usanze incivili che mortificano la donna.
I mass media predicano quotidianamente il rispetto delle altrui usanze a discapito delle nostre tradizioni civili e religiose.
Possiamo star certi che se uno degli ultimi cannibali che abitano la nostra vecchia terra volesse trasferirsi presso di noi, come tanti extracomunitari e continuare le sue iperproteiche abitudini alimentari, il Papa  nella sua omelia domenicale incoraggerebbe ad accoglierlo fraternamente ed a lasciargli libero un semaforo, non per esercitare la  rispettabile e ben pagata professione di lavavetri, bensì per soddisfare le sue improcrastinabili esigenze alimentari.

La Repubblica 5 aprile 2006(Nazionale) - La Stampa 5 aprile 2006
 Il Giornale 11 aprile 2006 - Il Mattino 18 aprile 2006 -  Il Roma 21 aprile 2006

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Perchè il dolore?

Gentile direttore,

il dolore fisico è un penoso fardello che accompagna la vita dell’uomo, dal primo pianto del neonato all’agonia del vecchio, veglia  come un oscuro fantasma su ogni passo della nostra esistenza, pronto a colpire. Problema ancora insoluto per il medico, quesito tormentoso per il filosofo, consigliere mendace di pietà per il credente.
Il dolore acuto di una scottatura, segnalandoci un pericolo può avere un significato, ma il dolore esacerbante ed afinalistico che accompagna le grandi patologie, in primis i tumori e che si conclude dopo anni con la morte del paziente, certamente non è di alcuna utilità.
La religione cristiana considera la sofferenza  un viatico per una vita ultraterrena felice; per secoli lo ha addirittura invocato e perseguito, ricordiamo il cilicio e l’autoflagellazione e ciò ha influito pesantemente sulla nostra cultura, che non si è resa conto chiaramente che il dolore fisico è il più mortale nemico dell’uomo e che per debellarlo bisognerà prima esorcizzarlo e poi ingaggiare una furiosa battaglia, utilizzando qualsiasi risorsa materiale ed intellettuale.
Sarà necessaria prima una rivoluzione culturale, poi si dovrà organizzare contro di esso ed il mito che lo accompagna  una implacabile campagna scientifica, che dovrà cessare solo dopo una completa vittoria, quando la sofferenza sarà cancellata per sempre  e relegata come mostruosità nei libri di storia della  medicina.
I nostri nipoti rimarranno attoniti quando leggeranno che ai nostri giorni si centellinava la morfina ai malati terminali e si considerava soffrire un passaporto per il paradiso.

Il Mattino 14 maggio 2006

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Il sedere della cancelliera

Gentile dottore,

quasi tutti i quotidiani hanno dedicato ampio spazio in prima pagina con foto e servizi dei glutei della cancelliera Merckel, sorpresi al sole di Ischia e non so se la cosa faciliti i consolidati rapporti di amicizia tra i due paesi. Un dubbio però mi assale e rischia di turbare i miei sonni. Chi ci assicura trattarsi propriamente del deretano più votato della Germania? Chi può mettere la mano sul fuoco... ed assicurarci dell'identità delle importanti chiappe. Le fonti diplomatiche pare non abbiano confermato, nè smentito! Ma forse i giornali dedicando tanta attenzione ad un argomento del genere a discapito dei tanti problemi che ci attanagliano vogliono semplicemente prenderci per il cu...

Lo Strillo aprile2006

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Gentile da Fabriano si, Tiziano no

Gentile dottore,

oggi quasi tutti i quotidiani dedicano grande attenzione alla mostra, che si inaugura venerdì, su Gentile da Fabriano, un minore noto solo agli specialisti. Il Corriere della sera dedica addirittura quattro pagine. Fino ad oggi quasi nessun giornale ha dedicato viceversa un solo rigo alla mostra di Tiziano, un gigante della pittura mondiale, forse perchè la rassegna si svolge a Napoli, gloriosa capitale ieri, sfortunata città oggi.

Achille della Ragione - Napoli

Il Messaggero

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Favoletta per  bambini

Gentile dottore,

prima che a scuola i nostri figli imparino la storia risorgimentale sui libri scritti dai vincitori, vogliamo provare a raccontare loro una favola, la sera prima di addormentarsi, quando finalmente si sono spenti televisione, computer e videogiochi?
Un giorno un piccolo re valdostano piemontese, che non parlava italiano ma francese, che portava il nome di una regione della Francia, la Savoia e le cui casse statali erano poco meno che disastrate decise di voler diventare il re di tutti gli italiani, dalle Alpi alla Sicilia, in un momento storico che il concetto di Italia era noto solo a Mazzini ed a pochi altri intellettuali.
Avrebbe volentieri usufruito di un’investitura divina, ma gli unti dal Signore erano di là da venire e nelle alte sfere, almeno ad ovest del monte Ararat, da secoli non si condividevano menzogne così sfacciate. Si decise ad adoperare metodi sbrigativi ed efficaci e si rivolse ad un guerrafondaio di professione, nativo di Nizza e dal carisma indiscutibile. Lo armò, gli fornì denaro e protezione e lo inviò a liberare… ed a civilizzare il Regno delle due Sicilie ed a cacciare i Borbone. Fu necessaria qualche strage, alcuni massacri, numerose violenze: Bronte, l’Aspromonte, ecc, ma ne valse la pena.
Il nuovo re non era mai stato a sud di Roma, non conosceva Amalfi o Barletta, a stento sapeva che la Sicilia era un isola, ma ne ignorava la lunga storia, certo aveva sentito parlare di Napoli, che, a differenza di Torino, piccola città provinciale, era una grande capitale europea dell’arte e della cultura. Ma tutte queste considerazioni sono trascurabili quando, non richiesti, si devono liberare (ma da cosa?) intere popolazioni.
Terminata l’opera di civilizzazione, si provvide a trasferire nelle casse piemontesi il Tesoro napoletano e a distruggere in poco tempo l’industria locale e ad impoverire le risorse naturali ed il territorio. Si convinsero, nell’arco di alcuni decenni, alcune decine di milioni di meridionali che in America si viveva meglio ed era il caso di trasferirsi nel nuovo mondo. Un genocidio in piena regola di cui invano troverete traccia nei libri di storia.
La favoletta è terminata, il bambino dorme, ma speriamo che quando si sveglierà ricorderà qualcosa del racconto.

Il Mattino 22 giugno 2006

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Nuove spese per i contribuenti

 L'elezione di Luxuria ha reso urgente la creazione di ritirate per transessuali a Montecitorio, perchè il neo deputato è stato cacciato sia dalle toelette femminili che maschili.
Bocciata la proposta di creare una commissione mista formata da un urologo, un ginecologo ed un sessuologo per stabilire, in attesa dei lavori, in quale dei due bagni il parlamentare possa recarsi per ottemperare alle improcrastinabili esigenze fisiologiche.
Nelle more alcuni deputati del centro destra pare abbiano regalato un pitale al collega con l'augurio di farne buon uso.          

Circolare Spigolosa n. 34 - 5 maggio 2006

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Nemesi storica

 Gentile dottore,

é significativo che dopo che le grandi società del nord e gli organi federali hanno spadroneggiato, vessando per decenni il Calcio Napoli, facendolo precipitare e gioiendo della sua discesa negli inferi della serie C, proprio dalla Procura di Napoli sia partita l'indagine sulle malefatte, i brogli, e le nefandezze di squadre blasonate e dei vertici del calcio italiano.
Imbroglioni!!
Speriamo che i giudici, con prove inoppugnabili, non si fermino e mettano un poco d'ordine in un mondo caotico, dove il raggiro e la truffa hanno regnato per troppo tempo sovrani

Corriere del Mezzogiorno 17 maggio 2006 - La Stampa

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Codice da Vinci

Gentile dottore,

quando la gente non crede più a Dio non è che non creda più a niente, anzi, purtroppo crede a tutto. una dimostrazione lampante è costituita dallo straordinario successo mediatico del film sul Codice da Vinci, una rozza miscellanea di castronerie e maldicenze che molta gente crede vere per una insopprimibile sete di sacro, anche se riveduto e corretto. E le file dai medici omeopatici, dalle maghe e dai chiromanti ed il fiorire inarrestabile di nuove credenze religiose ?
Cosa altro sono se non il segnale di un'umanità allo sbando, che ha perso tutti i valori e naviga a vista come nave senza nocchiero.

Circolare Spigolosa n. 39 del 2 giugno 2006

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Maledetta festa

Gentile Presidente,

la scongiuriamo, non venga più a farci visita, se la sua venuta a Napoli deve comportare per settimane un disagio intollerabile per i napoletani, a seguito dello sciagurato blocco della circolazione terreste ed addirittura marittima provocato dall’inutile festa della Guardia di finanza.
Paralizzare una città per giorni è criminale, abusare della proverbiale pazienza partenopea è rischioso.
Aboliamo queste inutili sfilate, che dilapidano denaro pubblico e non interessano a nessuno, nemmeno ai generali ed ascoltiamo il grido di dolore degli automobilisti intrappolati in auto rese roventi dall’implacabile sole estivo.

Corriere del Mezzogiorno 21 giugno 2006

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I misteri dell’amore

 Gentile direttore,

l’amore è il motore che muove l’universo e la vita degli uomini e la sua straordinaria potenza è sotto gli occhi dei laici e dei credenti.
Immortalato dal sommo poeta:”L’amor che move il sole e l’altre stelle”, indagato da filosofi di ogni tempo e di ogni luogo ha cambiato nome e definizione, ma è rimasto sempre lo stesso, immutabile. Eros per gli antichi, agape per i cristiani, libido per i contemporanei.
Si manifesta in varie forme e con diversa intensità, ma come tutte le cose dell’universo risponde ad una finalità. Nell’uomo, come nell’animale, l’attrazione verso l’altro sesso risponde alla necessità di perpetuare la specie, così l’amore verso i figli permette loro di raggiungere l’età adulta.
Vi è però una forma di amore particolare, intensissimo e spesso fugace, che scocca all’improvviso tra un uomo ed una donna. Un’attrazione irresistibile che molti di noi hanno conosciuto almeno una volta nella loro vita.
I poeti provenzali lo hanno glorificato, mentre gli scienzati, medici e psicologi, negli ultimi anni, impietosamente, lo hanno analizzato minuziosamente, cercando di ricondurlo alla realtà  materiale di neuro ormoni, ferormoni, mediatori chimici ed altre diavolerie del genere. Ne hanno calcolato con precisione modalità d’insorgenza e frequenza di durata. Pare che difficilmente superi i 18 - 24 mesi, raramente sia reciproco e comporti sempre una tempesta di sintomi imponente: aumento della pressione, dei battiti cardiaci, palpitazioni, capogiri, anoressia.
Non hanno saputo però rispondere al perchè scatti all’improvviso, cambiando la vita di due persone.
La finalità riproduttiva è categoricamente da escludere e nessun innammorato sarebbe soddisfatto da una risposta basata sulla mera casualità.
Tra i misteri della vita umana questo è senza dubbio il più affascinante, godiamocelo quando ci tocca e finchè dura senza cercare inutili spiegazioni.

Il Golfo (come articolo) 3 luglio 2006

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Un Cavallino scomparso nel nulla

 Gentile dottore,

Bernando Cavallino è uno dei più famosi artisti del Seicento napoletano, il secolo d’oro della pittura partenopea e le sue quotazioni, quando raramente compare sui mercati internazionali, sono da record.
Nel 1938 a Napoli, al Maschio Angioino, si tenne una grande mostra su tre secoli di pittura napoletana (XVII - XVIII - XIX). Fu un evento di grande risonanza, uno dei fiori all’occhiello del regime. Tra i tanti quadri giunse in città, per essere esposta nella rassegna, un’Adorazione dei pastori (cm. 97-72) di proprietà del comune di Monopoli. Era stata identificata negli anni Venti da un restauratore, il professor Gregori, che ne identificò l’autografia e la segnalò ai curatori dell’esposizione.
Giunta a Napoli, non figura però nel catalogo, ma risulta regolarmente rispedita a Monopoli, dove non è mai giunta. Le poste e gli spedizionieri a volte fanno dei ritardi, ma ottanta anni sono francamente troppi.
Della scomparsa nel nulla della preziosa tela non si è mai parlato e la vicenda ritorna attuale soltanto grazie al fiuto ed alla caparbietà di un cittadino della ridente località pugliese, che ha rintracciato i verbali di consegna del comune e le reiterate richieste di restituzione, tutte senza risultato e mi ha segnalato l’inconsueta vicenda.
Fortunosamente siamo venuti in possesso della foto dell’opera, che anche se di qualità scadente, può costituire una utile traccia per ricostruirne il cammino.
Durante la rassegna trapelò che il quadro era piaciuto molto ad un potente podestà, che era tornato più volte ad ammirarlo, ma non possiamo credere che ci sia stato il suo zampino nella scomparsa del prezioso dipinto.
La caccia al tesoro può partire, sperando nel lieto fine, serve l’aiuto e la collaborazione di studiosi, antiquari, collezionisti, oltre naturalmente dei carabinieri, ai quali, anche se da pochi giorni, il furto è stato denunciato.

Il Golfo 5 luglio 2006

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Attacco alle lobby

 Gentile dottore,

finalmente, come un fulmine a ciel sereno, è giunto il provvedimento del governo che colpisce le numerose consorterie che affossano il paese con i loro medioevali privilegi, togliendo lavoro ai disoccupati e frenando l’economia.
La decisione era inaspettata, stancamente leggevamo delle penose diatribe parlamentari sulla spedizione in Afganistan o le intercettazioni delle aspiranti ballerine, più abili con la bocca che con le gambe, rimaste coinvolte dal polverone giudiziario sul nobile puttaniere, quando i telegiornali della sera annunciano che si  fa sul serio.
Cominciano a tremare farmacisti e notai, tassisti e banchieri, evasori fiscali cronici e speculatori di ogni genere, fino ad ieri arroccati sulle loro rendite di posizione, incuranti di milioni di giovani fuori dal mercato del lavoro e di un paese in agonia.
Il governo di sinistra  miete successo con una politica liberale di grande coraggio e speriamo sappia resistere a minacce e ritorsioni. L’idea più esaltante è che le parcelle si debbano obbligatoriamente pagare con assegni e la stessa procedura debbono rispettare le ditte che abbiano appalti.
I farmacisti ai quali tanto è a cuore la nostra salute ci spieghino perchè qualsiasi laureato non possa aprire un suo esercizio, i notai che vigilano sulla trasparenza degli atti ci dicano perchè il loro numero non possa aumentare, i tassisti perchè in tante città l’attesa debba essere interminabile ed infine i professionisti comincino anche loro a pagare le tasse.
Continuate così, bravi da uno che ha sempre votato per il centro destra.

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Nuove regole nel calcio

 Gentile dottore,

l’euforia per la vittoria ai mondiali non deve farci dimenticare giorni e giorni di partite penose, portate stancamente a reti inviolate ai supplementari e poi la spietata roulette dei rigori. La grande preparazione atletica, l’abile sfruttamento dell’assurda regola del fuorigioco e l’esasperato difensivismo hanno fatto prevalere un gioco sterile, continuamente interrotto da falli, spesso eccessivi ed hanno fatto appassire la fertile pianta dei grandi virtuosi del pallone in grado di far sognare milioni  di tifosi.
Urgono nuove regole per rivitalizzare il gioco ed aumentarne la spettacolarità, che come tutte le discipline sportive è legato alla realizzazione del punto.
Diminuire il numero dei giocatori ad un massimo di nove per squadra. Dai tempi di Meazza e Piola ogni calciatore corre una distanza quasi tripla ed è presente in ogni fase del gioco, creando inestricabili affollamenti.
Abolire il fuorigioco ad eccezione dell’area di rigore. La tecnica dei nuovi allenatori compatta i giocatori in aree ristrettissime e super affollate, nelle quali un dribling è pura fantasia.
Effettuare la rimessa laterale con i piedi. Nessun difensore spedirebbe continuamente la palla fuori campo col rischio di rivedersela in piena area di rigore.
Ogni cinque falli una punizione pericolosa. Per diminuire l’eccessivo ricorso al fallo prevedere una specie di rigore da tirare, senza barriera, dal limite dell’area di rigore.
Permettere maggiori cambi, anche temporanei. Questa semplice regola in vigore con successo nella pallacanestro, permetterebbe ritmi veloci e maggiore spettacolarità.
Ed in occasione della finale dei campionati mondiali prevedere, in caso di parità dopo i tempi supplementari, la ripetizione dopo due giorni della partita ed in caso di nuovo pareggio la non assegnazione del titolo o la vittoria ex equo.

Il Mattino 31 luglio 2006 - Lo Strillo 31 luglio 2006

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Parto indolore

Gentile direttore,

mi sia permessa una piccola giunta alle dissertazioni ospitate sul suo giornale nei giorni scorsi da illustri colleghi sul parto indolore. Mia figlia residente in Belgio, nonostante il padre ginecologo, ha deciso, pochi giorni fa di partorire a Bruxelles, dove ha praticato il parto indolore grazie all'anestesia epidurale, una tecnica per Napoli fantascientifica, mentre all'estero routine quotidiana. E questo non solo negli Stati Uniti, ma in tutta l'Europa civile. Da noi, oltre ad una disorganizzazione assoluta pesa ancora la maledizione biblica: Donna partorirai con gran dolore.
Di conseguenza record mondiali di ricorso al cesareo, in parte perché i medici, per impreparazione, non si sentono sicuri ad affrontare il parto spontaneo, ma soprattutto per le pressanti richieste delle donne che vogliono evitare il dolore.

Il Mattino 19 agosto 2006

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Guantanamo e Poggioreale

Gentile dottore,

giorni fa il ministro D’Alema, in visita negli Stati Uniti, ha severamente ripreso la signora Condoleeza Rice, invitando il Presidente Bush a chiudere lo scandaloso campo di concentramento di Guantanamo, dove vengono torturati i prigionieri e violati i più elementari diritti umani. Ma perché il nostro uomo politico non si reca in visita nel carcere di Poggioreale, dove, quotidianamente, pervicacemente, ostinatamente vengono praticate agli ospiti… ben più gravi violenze, ben più subdole torture, in termini di affollamento ed annientamento della dignità umana.
Attorno al “Pianeta carcere “ da sempre vige un silenzio assordante  dei mass media  e delle istituzioni. Inoltre, ed è l’aspetto più triste della vicenda, da parte dell’opinione pubblica vi è non solo disinteresse, ma la volontà di non interessarsi, di non sporcarsi le mani ed il cervello al contatto di  problematiche che riguardano chi ha sbagliato ed ha contratto un debito verso la società. In tal modo si commette il grave errore di dimenticare una drammatica verità, costituita dal fatto che i 2/3 dei detenuti sono in attesa di giudizio - per cui, secondo la nostra Costituzione, innocenti - e, di questi, oltre il 60% sarà assolto alla fine del giudizio, naturalmente dopo essere stati distrutti, moralmente e fisicamente e con loro, i loro familiari.
La vita dei carcerati è una realtà scottante, ma alla pari dell’eutanasia, dell’omosessualità, della follia, della droga, dell’aborto non interessa, in maniera trasversale, l’intera classe politica, perché non solo non procura voti, bensì fa perdere consensi non appena si accenna all’argomento.
Il livello di civiltà e di democrazia di un Paese si valuta a seconda del modo in cui vengono trattati i più deboli e non esiste categoria più abbandonata e negletta  della popolazione carceraria, privata non solo del bene più prezioso per un individuo: la libertà, ma costretta, per il disumano sovraffollamento delle nostre infernali “caienne”, a subire una infinità di pene accessorie più varie, dalle violenze sessuali alla sporcizia obbligatoria, stipati come bestie in gabbia, fino a limiti allucinanti di 16 persone in una cella di 4 metri per 4, più una squallida ed angusta latrina per i bisogni corporali, per lavarsi e per lavare le stoviglie dopo i pasti.
Napoli, come sempre, quando si tratta di record negativi è in testa alla classifica con il sovraffollamento da quarto mondo dei suoi penitenziari, al cui confronto i gironi infernali danteschi impallidiscono miseramente.
Il carcere di Poggioreale, come riferito ufficialmente all’inaugurazione dell’anno giudiziario, può contenere al massimo 1276 detenuti, ma ne ha avuti in media 2199. Quest’anno, pur rimanendo invariata la capienza, abbiamo appreso che si è raggiunto il record di 2386 detenuti. Eureka!!
In queste disperate condizioni, prive di qualsiasi dignità, naturalmente qualsiasi tentativo di recupero è mera utopia: diritto allo studio, al lavoro, ad un minimo spazio vitale rappresentano chimere irraggiungibili.
E così ogni giorno si calpesta e si ignora sfacciatamente il terzo comma dell’articolo 27 della nostra Costituzione, il quale recita solennemente: ”… le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Inoltre, alle disperate condizioni di vita nei penitenziari si associano ulteriori disfunzioni, quali la esasperante lentezza con cui i giudici di sorveglianza esaminano  le posizioni dei detenuti, che avrebbero diritto ad uscire dal carcere ed usufruire del regime di semilibertà.
Anche tutti gli altri istituti di pena campani soffrono di condizioni di sovraffollamento più o meno gravi e di condizioni di vivibilità ai limiti dell’incubo.
Un discorso a parte merita il famigerato “41bis”, un regime di ulteriore grave restrizione delle libertà personali in aggiunta a tutte le limitazioni della  carcerazione. Una normativa ignota negli altri Stati europei, che, applicata con severità, può sconfinare in un trattamento che nel diritto internazionale ha un nome ben preciso : tortura, anche se solo psicologica.
Alla fine di questo angoscioso tunnel non si riesce ad intravedere che una luce fioca, la cui esiguità sembrerebbe togliere ogni speranza ai detenuti ed ogni desiderio di proseguire la lotta ai pochi uomini di buona volontà, che da tempo combattono, ad armi impari, contro  inique ingiustizie.
Ed i benpensanti si scandalizzano appena si accenna ad un qualsiasi provvedimento di grazia, evidentemente il Papa che l’aveva invocata davanti al Parlamento era un povero pazzo, illuso e visionario.
Una sola proposta che possa suonare da minaccia: cosa aspettiamo a portare lo Stato italiano davanti alle Corti di giustizia internazionali!?

L’Opinione 21 luglio 2006 - Il Golfo (come articolo) 26 luglio 2006

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L’olocausto di Bagnoli

Gentile direttore,

un esempio calzante di luogo incantevole ridotto in brandelli dall’incuria degli uomini, è costituito dalla costa di Coroglio, una spiaggia che, fino all'inizio del Novecento, era la meta spensierata della borghesia napoletana, per divenire, intorno agli anni Trenta, un mostro, un tetro gigante di ferro che occupava due milioni di metri quadrati di territorio e che vomitava a mare, senza sosta, giorno e notte per settant'anni, venti milioni all'ora di veleni: cloro, ammoniaca, solfuri, fenoli, idrocarburi, mentre le gigantesche ciminiere inviavano in forma gassosa un'eguale quantità  di veleni verso il cielo.
Senza tenere conto dei guasti ambientali provocati dal collega inquinatore, la Cementir, oggi un terrificante scheletro di amianto, spacciato dai politici per decoroso esempio di archeologia industriale.
E dopo la lenta agonia che ha sottratto allo Stato, cioè a tutti noi, migliaia di miliardi spesi inutilmente per difendere un impianto antieconomico, ne è residuato un mostro ecologico  che grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini per lo scempio paesaggistico e per lo scriteriato abbandono di una significativa fetta di territorio urbano, la più bella della città , che potrebbe, correttamente utilizzata, mutare il volto del nostro futuro ed assicurare un duraturo benessere alle future generazioni.
Assistere quotidianamente alle diatribe tra politici ed affaristi sulla destinazione di luoghi una volta incantevoli è uno spettacolo triste ed avvilente da scoraggiare il più accanito degli ottimisti. Oramai tutto il golfo è una cloaca a cielo aperto, una lurida fogna urbana, amministrativa e morale.
Ogni bellezza è stata distrutta, ogni onestà inquinata dal vetriolo della camorra, i napoletani possono adoperare occhi e cuore solo per piangere.

Lo Strillo gennaio 2007 - Orizzonti Nuovi 2 febbraio 2007

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Inefficienza o camorra?

 Gentile direttore,

Ischia durante l’estate raggiunge i 500.000 abitanti e lungo le sue coste si muovono migliaia di natanti, dal gozzo dell’impiegato o del piccolo commerciante alle lussuose imbarcazioni da nababbo, lunghe decine di metri e cariche di donne tenebrose ed  affascinanti. E, nonostante la grande confusione e l’inevitabile aumento dell’inquinamento, ci sarebbe da rallegrarsi, segno che l’economia, principalmente quella sommersa, non va così male come vogliono convincerci i nostri amati governanti ideatori della  prossima severa finanziaria.
I guai cominciano quando questi mezzi, che bruciano fiumi di carburante, devono fare il pieno. Infatti in tutta l’isola, dotata, tra i vari comuni, di quasi dieci porti, alcuni in grado di ospitare 7- 800 barche, esiste una sola pompa marina per il rifornimento. Una situazione paradossale alla quale porre al più presto rimedio.
Una stazione di servizio a Lacco Ameno si era a tal uopo trasferita dalla piazza principale, dove intralciava la circolazione, sul bordo del mare, per servire automobilisti ed imbarcazioni, ma, inspiegabilmente non ha ottenuto l’autorizzazione a servire i natanti.
Una follia che puzza, più che di inefficienza, di camorra.

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L’emergenza infinita

 Gentile dottore,

la situazione dello smaltimento dei rifiuti in Campania si aggrava giorno dopo giorno, le notizie si accavallano come in un triste bollettino di guerra, dalla chiusura indagine su Bassolino e company, alle ennesime dimissioni del commissario straordinario Catenacci, raggiunto anche lui da una comunicazione giudiziaria. E mentre i rifiuti affollano di nuovo spavaldi le strade, la prossima gara per il mega appalto da 9000 miliardi di vecchie lire rischia di andare di nuovo deserta.
Ma nessuno vuole parlare dell’aspetto più drammatico della vicenda, costituito dalla sterminata massa di rifiuti tossici, che negli ultimi decenni la criminalità organizzata, complici le istituzioni disattente… ha disseminato per le campagne del casertano e nei comuni della periferia napoletana. Un carico di veleni, che ha trasformato terre ubertose, tra le più fertili d’Europa, in lande desolate e deserte.
Toner da tutta Italia che hanno dato un acre odore d’inchiostro ad intere cittadine, montagne di fazzolettini intrisi di pus e latte rancido dalle stalle della ricca Padania, che invadono campagne e villaggi, scorie nucleari che portano morte e malattie, addirittura scheletri e teschi provenienti dal periodico riciclo dei cimiteri del regno di Bossi.
La magistratura solo recentemente si è resa conto della gravità della situazione, intervenendo attivamente, dopo che per anni, carabinieri, polizia, corpo forestale e guardie municipali hanno permesso a migliaia di Tir, provenienti da mezza Europa, di scaricare indisturbati i loro micidiali carichi di rifiuti tossici e nucleari, “in grado di sterminare intere popolazioni”(Newsweek), di provocare “l’insorgere di malattie endemiche tremende”(Lancet oncology, Settembre 2004), creando situazioni di degrado ambientale tali da “far presagire un esodo biblico dalla Campania” (Assise di Palazzo Marigliano, 2006).
Un grido disperato di dolore che parte da Napoli e dalla Campania e che non può, che non deve più rimanere inascoltato.

La Repubblica 4 ottobre 2006 -  Lo Strillo 7 ottobre 2006

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Un sorriso

Gentile direttore,

all’ingresso di una camera dell’ospedale San Raffaele di Milano ho letto una poesia dolce ed accattivante di anonimo, a me ha dato molto coraggio, mi permetto di proporla a tutti.

Un sorriso
Un sorriso non costa nulla e rende molto
arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.
non dura che un istante
ma il suo ricordo è talora eterno
nessuno è così ricco da poterne fare a meno
nessuno è così povero da non poterlo dare
crea felicità in casa, è sostegno negli affari
è segno sensibile dell’amicizia profonda
un sorriso dà riposo alla stanchezza
nello scoramento rinnova il coraggio
nella tristezza è consolazione
d’ogni pena è naturale rimedio
ma è un bene che non si può comprare
né prestare, né rubare
poiché esso ha valore solo nell’istante in cui si dona
e se poi incontrerete talora
chi non vi dona l’atteso sorriso
siate generosi e date il vostro
poiché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo ad altri

Il Mattino 2 gennaio 2007

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Svizzera addio

 Gentile dottore,

sabato scorso ho partecipato in un grande albergo cittadino, alla cerimonia di commiato del console svizzero, che mi onorava della sua amicizia. Autorità in pompa magna, dai generali delle varie armi agli alti gradi della magistratura, il corpo consolare al completo, signore d’annata ingioiellate e signori elegantemente vestiti. Tutta la Napoli che conta, o almeno che crede di contare.
Un bel discorso ai presenti e quando tutti attendevano la presentazione del nuovo console la doccia fredda, inaspettata. Dopo duecento anni di presenza, la Svizzera, tenuto conto dei rapporti commerciale ridotti a zero tra la nostra città e la confederazione, ritiene opportuno chiudere definitivamente la sede diplomatica. Ed ancora più grave e preoccupante la notizia, circolata tra i presenti, che anche altre importanti nazioni si apprestano ad abbandonare Napoli al suo triste destino di degrado e decadenza.
Sembra poco cosa, viceversa è il segno ineludibile di un declino della nostra amata città, un giorno gloriosa capitale, oggi unicamente indiscussa capitale della spazzatura.

Corriere del Mezzogiorno - 27 dicembre 2006

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Prostituzione o schiavitù?

 Gentile direttore,

parlare oggi  di regolamentazione della prostituzione è argomento tabù, più della liberalizzazione della droga o della liceità dell’eutanasia. Si scatenano con pari veemenza femministe e bacchettoni, ipocriti e modernisti, senza voler considerare che dai tempi della senatrice Merlin, che fece chiudere le case chiuse…,la situazione sociologica italiana è mutata radicalmente.
Allora le prestatrici d’opera dei casini provenivano in gran parte dalla provincia e prevalevano, in un’Italia perbenista e bigotta che non esiste più, le sedotte ed abbandonate. Oggi siamo obbligati a confrontarci con un turpe ritorno allo schiavismo, gestito dalle mafie straniere, con punte di ferocia impensabili cinquanta anni fa. Ci troviamo davanti a legioni di giovanissime, spesso ultraminorenni, provenienti dall’Europa dell’est e dall’Africa, condotte da noi da mercanti di carne umana senza scrupoli con l’illusione di un lavoro onesto e costrette a prostituirsi sulla pubblica strada, sorvegliate a vista da implacabili aguzzini. Senza considerare, in epoca di par condicio, la prostituzione maschile ed omosessuale. Il tutto naturalmente senza alcun controllo medico e fiscale, mentre il nostro benemerito governo è alla caccia di evasori fiscali dappertutto salvo che tra i magnacci ed i lenoni.
Possiamo continuare a fingere che questo immondo sfruttamento non ci riguarda e girare la testa davanti a spettacoli indegni di un paese civile? Possiamo permettere che questa situazione si sviluppi e si consolidi dando forza e nutrimento alla delinquenza straniera?
Possiamo ignorare i provvedimenti che altri paesi europei, ben più civili di noi, hanno da tempo applicato, con enorme beneficio per la salute pubblica e per l’erario? Permettere che la situazione attuale proliferi in maniera selvaggia, senza regole e senza limiti, non avvantaggia i cittadini onesti, che debbono decidersi ad affrontare il problema in nome dell’igiene materiale e morale, ma soprattutto della civiltà.

La Circolare Spigolosa 3 gennaio 2007 - Il Giornale 5 gennaio 2007

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Tristi pensieri sulla vecchiaia

 Gentile dottore,

da tempo (anni) meditavo di scrivere sulla vecchiaia; questo ritardo mi ha permesso di avvicinarmi maggiormente a questo imbarazzante periodo della vita dell’uomo, della cui esistenza egli stesso è responsabile.
Se osserviamo gli animali in libertà, senza dimenticare che anche noi lo siamo, ci accorgiamo che non conoscono né vecchiaia, né lunghe malattie ed invece, con il nostro incauto comportamento, abbiamo condannato a queste maledizioni anche gli animali domestici.
Uno dei pensieri che più mi rattrista al mattino è che il tempo, inesorabile, non scorre eguale per tutti i viventi. Il giorno appena trascorso equivale a sette giorni per il mio fedele amico Portos; oggi abbiamo in proporzione la stessa età, ma il suo tempo scorre impietosamente più veloce.
La natura nella sua infinità saggezza, o Dio se vi  fa più piacere, non aveva previsto per l’uomo che si potessero superare i 30 - 40 anni: la menopausa per le donne, la calvizie per gli uomini, la presbiopia per entrambi sono aberrazioni non programmate.
L’uomo viveva nel vigore della giovinezza e moriva nel pieno delle proprie forze, non conosceva l’umiliazione del degrado fisico e la morte per consunzione. Poi la civiltà, la prosperità e la medicina hanno aggiunto anni alla vita senza aggiungere vita agli anni, dando luogo alla vecchiaia, una maledizione tra le più difficili da tollerare.
Il nostro corpo invecchia, ma dentro molti di noi rimangono giovani. Ci è vietato guardare le ventenni con cupidigia, ma la bellezza ancora ci attrae irresistibilmente; non abbiamo davanti a noi molti anni da vivere, ma non ci rassegniamo all’idea di morire.
Spesso riusciamo a sopravvivere decentemente, ma quando siamo costretti dall’avanzare inesorabile degli anni e dalle malattie a subire mille limitazioni, ci sentiamo degli abusivi della vita. Raramente siamo tanto saggi da apprezzare ciò che ci resta ed a temere di perderlo. Ma la mazzata più forte che ci riserva la vecchiaia è la perdita del proprio compagno. Non vi è saggezza che possa confortarci, non siamo fatti per restare da soli. Abbiamo rinunciato al branco, ma siamo programmati per vivere in coppia, è scritto a chiare lettere nel nostro Dna.
Si può essere felici su di una sedia a rotelle, se vi è qualcuno che ci spinge amorevolmente. Si riesce a vivere con qualsiasi menomazione, se a confortarci vi è il nostro compagno, ma è una pena feroce continuare a vivere la vecchiaia per il sopravvissuto.
Chi muore per primo non capisce la sua fortuna; dovunque egli vada il compagno che resta va all’inferno.
Maledetta vecchiaia.

Orizzonti Nuovi 2 febbraio 2007(come articolo) - Senatus  gennaio 2007(come articolo)
- Il Mattino 30 marzo 2007

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Viagra a volontà, ma da consumare in famiglia

 Gentile dottore,

mentre il bilancio dello Stato affonda sempre più, alcune ricche regioni del Nord hanno previsto che il Viagra diventi mutuabile.
Siamo del parere che il farmaco non sia per niente pericoloso, purché non si sbagli il dosaggio, il luogo, ma soprattutto la partner con cui godere dei noti effetti tumescenti.
Quando il prodotto comparve sul mercato i mass media orchestrarono una massiccia campagna denigratoria, cercando di far passare per veri alcuni assiomi rivelatasi poi del tutto falsi:
1)     La pericolosità della sostanza, soprattutto per i malati di cuore.
2)     Il nessun effetto sui soggetti normodotati.
Viceversa tutte le statistiche successive hanno dimostrato trattarsi di un farmaco utile per i soggetti coronaropatici (non dimentichiamo che si tratta di un potente vasodilatatore), ad eccezione dei pazienti trattati con nitroglicerina, il famigerato cerotto, che oramai i cardiologi più illustri, Attilio Maseri in testa, ritengono di nessuna efficacia, mentre negli uomini normali coadiuva a rendere l’erezione più valida e prolungata.
Una vera e propria panacea per gli uomini, giovani o attempati, ma potrebbe avere effetti apprezzabilissimi anche per le loro abituali compagne. Purtroppo il prodotto viene rigorosamente adoperato fuori dalle mura domestiche, complici le centinaia di migliaia di giovani straniere, dalle forme acconce e dai facili costumi, che da alcuni anni hanno invaso l’Italia alla spasmodica ricerca di un uomo da buggerare, contribuendo vistosamente allo sfascio di decine di migliaia di matrimoni, anche, a volte, collaudati da numerosi lustri passati assieme.
Invitiamo perciò tutte le donne, elettrici e contribuenti a sollecitare le parlamentari del gentil sesso a proporre un disegno di legge, che preveda, oltre alla ricetta del medico, la prescrizione anche  della moglie.
Ed infine attenzione al costo del prodotto, che in Italia è commercializzato ad un prezzo circa dieci volte superiore a quello praticato sul mercato internazionale.

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Curarsi a Napoli è pericoloso

 Sono l’amico medico che ha consigliato al giornalista Goffredo Locatelli di recarsi al San Raffaele di Milano per sottoporsi ad intervento di by pass, anzi poiché ero affetto da eguale patologia mi sono ricoverato anche io. Essendo meno coraggioso ho preferito sottopormi ad angioplastica, una tecnica meni invasiva, che a Napoli i colleghi ritenevano non applicabile. Non mi resta che fare mio il perentorio invito di Eduardo:fuitevenne. Almeno per curarsi non esiste luogo più pericoloso di Napoli, parola di medico ammalato.

La Repubblica 6 marzo 2007

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Spazzatura addio

Gentile dottore,

le dimissioni di Bertolaso, anche se destinate a rientrare, aprono un nuovo grave e doloroso capitolo nell'infinita emergenza dei rifiuti in Campania. Per far decantare il problema vorrei porre all'attenzione generale una soluzione, che potrà apparire provocatoria, ma che mi sembra l'unica percorribile in tempi brevi:
inviamo a Gheddafi la nostra spazzatura.
Lo sterminato deserto libico può ospitarla tranquillamente ed assorbirla, il trasporto via mare ha costi enormemente inferiori a quello via treno adoperato mesi fa verso la Germania.
Il nostro vicino sarà ben felice di incassare un po' di denaro ed in cambio, per ringraziare, sicuramente ci invierà una manciata di immigrati clandestini per rimpolpare le fila della nostra malavita e per incrementare la disoccupazione

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E ora dedichiamo una piazza anche a Lauro

Caro direttore,

il consiglio comunale napoletano ha stabilito di dedicare una piazza a Bettino Craxi. Sorvolando sulla circostanza che il personaggio, oltre che un energico capo di Stato è deceduto all’estero per sfuggire a numerose condanne passate in giudicato, bisogna sottolineare che non si è mai dedicato alla nostra sventurata città, che continua ostinatamente a dimenticare Achille Lauro, sindaco plebiscitario, grande armatore e napoletano doc. Egli ha dedicato alla sua amata città la sua lunga vita e sul suo operato una serie di falsità storiche non permettono ancora di fare piena luce.

Corriere del Mezzogiorno - 27 marzo 2007

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     Certificati falsi a volontà

Gentile dottore,

si blatera da giorni su certificati fasulli di medici compiacenti o autocertificazione da parte del lavoratore e non si considera la possibile soluzione del problema: i primi tre giorni di assenza dal
lavoro non sono pagati. Una norma presente in molte nazioni europee che avrebbe il vantaggio di far guarire milioni di malati immaginari, di ripristinare la legalità e di dare una potente scossa all'economia con la drastica riduzione dell'assenteismo.

La Repubblica 13 aprile 2007 – Corriere del Mezzogiorno 14 aprile 2007 –
La Stampa
18 aprile 2007 –  Il Messaggero 25 aprile 2007 -Il Mattino 1 maggio 2007

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 Il calvario del condono

Gentile direttore,

il comune di Napoli per rivalutare la zona di Ponticelli  ha pensato bene di localizzarvi l’ufficio per le pratiche di condono. Dopo decine di anni, durante i quali è stato tutto fermo, l’amministrazione, sindaco in testa, ha pensato bene di richiedere ai cittadini di reiterare la domanda presentata anni fa, oltre a vari oneri e balzelli, senza assicurare che la pratica vada a buon fine, per cui i cittadini, decine di migliaia, sono costretti a recarsi nel bronx metropolitano per richiedere copia degli atti da consegnare al commercialista. Arrivare presso gli uffici è quanto mai avventuroso, non vi si giunge nemmeno col più moderno navigatore, perché da poco è cambiato il nome della strada, se si è invece utilizzato un taxi, al ritorno è inutile chiamare le varie cooperative non essendo mai in zona alcuna vettura.
Allo sportello, presentata la domanda, si è avvertiti che ci vogliono non meno di quaranta giorni per avere le carte. Un funzionario spiega poi che sulle cifre dovute al comune saranno applicati interessi del 10% annui, nonostante il cittadino solerte non ha mai potuto pagare e nemmeno sapere quando e quanto. Nel tempo trascorso l’importo è più che raddoppiato ed alcune volte anche triplicato nel caso di condoni d’annata.
E mentre i nostri amministratori già gioiscono al pensiero del bottino attuale e dell’Ici futura ai cittadini non restano che lacrime, bestemmie ed improperi.

Repubblica 3 maggio 2007 – Lo Strillo maggio 2007

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Abusi e privilegi

Gentile direttore,

pochi giorni fa il Parlamento ha votato all’unanimità e senza astenuti un aumento per i parlamentari di circa 1200  euro al mese, giungendo ad uno stipendio che, tenendo conto di rimborso spese d’affitto, indennità di carica e denaro per il portaborse sfiora i ventimila euro al mese.
Stranamente la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
Inoltre i nostri rappresentanti godono della gratuità di: cinema, teatro, autobus, cellulare, francobolli, aerei nazionali, autostrade, piscine e palestre, treni, ricoveri in clinica, assicurazione infortuni e decesso. Pare che debbano pagare solo la frequentazione di prostitute o transessuali a secondo dei gusti.
Nel ristorante annesso al Parlamento, frequentato assiduamente anche da ex onorevoli, nel solo 1999, hanno mangiato e bevuto a nostre spese per un totale di un milione e mezzo di euro.
Se passiamo alla situazione previdenziale lo scandalo grida vendetta considerando che si riservano la pensione dopo 35 mesi, mentre obbligano i loro sudditi a sgobbare, per il momento, per 35 anni.
In aperta violazione della legge sul finanziamento ai partiti incassano oltre 100.000 euro con il rimborso delle spese elettorali.
Inconcepibili i privilegi a vita per le alte cariche, ad esempio si mormora che la signora Pivetti, nonostante oggi si occupi di ben altro, ha ancora ed avrà per tutta la vita, un ufficio, una segretaria, l’auto blu ed una scorta.
La classe politica, mentre predica risparmi, taglia spese e comprime stipendi, è costata al contribuente un miliardo e trecento milioni di euro, tenendo conto che la sola Camera ingoia 2215 euro al minuto, giorno e notte per 365 giorni all’anno.
Ogni commento è superfluo e l’unica speranza resta un comitato di salute pubblica.

Il Roma 14 giugno 2007

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     La questione meridionale nella pittura napoletana seicentesca

Gentile dottore,

molti, anche tra gli storici, credono che la questione meridionale sia sorta dopo l’unità di Italia, ma il problema è di più antica origine come ci dimostrano, con la rara eloquenza del loro pennello, un gruppo di agguerriti pittori del secolo d’oro.
Nel solco del naturalismo di lontana matrice caravaggesca e sempre nell’orbita del Ribera sanguigno e dal tremendo impasto è da collocare, tra la fine del secondo decennio e l’inizio del successivo, la comparsa sulla scena artistica napoletana di un pittore dal fascino singolare e dalla tematica originalissima, che gli studiosi collocano sotto il nome convenzionale di Maestro degli Annunci ai pastori dal soggetto di suoi numerosi dipinti conservati in vari musei e raccolte private da Capodimonte a Birmingham, da Brooklyn a Monaco di Baviera.
Il Maestro degli Annunci ai pastori va collocato idealmente in quel gruppo di artisti di cui in seguito faranno parte Domenico Gargiulo, Aniello Falcone, Francesco Fracanzano e soprattutto Francesco Guarino, i quali saranno impegnati in un’accorata denuncia delle misere condizioni della plebe, dei contadini e delle classi popolari e subalterne. Una sorta di introspezione sociologica ante litteram della questione meridionale, indagata nei volti smarriti dei pastori, dalla faccia annerita dal sole e dal vento, dei cafoni sperduti negli sterminati latifondi come servi della gleba; immagine di un mondo contadino e pastorale arcaico ma innocente e la cui speranza è legata ad un riscatto sociale e materiale, che solo dal cielo può venire, come simbolicamente è rappresentato dall’annuncio ai pastori, il cui sostrato e l’iconografia religiosa sono solo un pretesto di cui il pittore si serve per lanciare il suo messaggio laico di fratellanza ed uguaglianza.
L’attività del Maestro degli Annunci copre un arco di poco meno di trenta anni, durante i quali vi fu un lungo periodo di vigorosa e rigorosa adesione al dato naturale, spinto oltre i limiti raggiunti dallo stesso Ribera, con una tavolozza densa e grumosa e con una serie di prelievi dal vero, dal volgo più disperato: una lunga serie di piedi sporchi, di calzari rotti e di vestiti impregnati dal puzzo delle pecore.
I secoli sono trascorsi, ma la situazione poco è cambiata, mentre la forbice economica nei riguardi del nord si è ulteriormente divaricata. I giovani sono costretti a fuggire in cerca di un futuro migliore, dando luogo ad una diaspora che tronca anche la speranza di un’inversione di tendenza. Tutto nel silenzio degli artisti, infatti anche la loro voce  è divenuta fioca e nessuno più ascolta il loro canto disperato.

L’Opinione 6 giugno 2007 - Il Mattino 28 giugno 2007

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    La vera storia della sfogliatella

Gentile dottore,

molti credono che la sfogliatella nasca in ambiente monastico e precisamente in un convento di Conca dei Marini sulla costiera amalfitana, intorno al XVII – XVIII secolo, frutto dell’abilità culinaria di una sconosciuta monachella, ma se indaghiamo la storia dei principali monasteri napoletani, da Santa Chiara alla Croce di Lucca, scopriremmo che tutti ritengono che il famoso dolce sia nato nelle proprie cucine e dirimere la verità è impresa ardua.
La scoperta recentissima di alcuni documenti ci permette di retrodatare l’invenzione del prelibato dolce ad oltre duemila anni fa. Pare infatti che già durante le feste priapiche, che si svolgevano nell’antica grotta di Piedigrotta, venisse distribuito ai contendenti per rifocillarsi un dolce energetico dalla forma triangolare, a rimembrare simbolicamente la forma dell’oggetto del contendere: il pube femminile. Gli effetti afrodisiaci sull’animosità dei giovani impegnati nei sacri riti deflorativi si racconta superassero i benefici corroboranti di un poderoso zambaglione.
Dai riti orgiastici al segreto del claustro è difficile ipotizzare il tortuoso cammino della ricetta, divenuta segreta e vanto di sacerdotesse della castità.
Ma intorno al Seicento qualcuna di queste monachelle, ansiosa di liberarsi del fardello di una noiosa verginità, fa amicizia con qualche baldo pasticciere, disposto  in cambio della ricetta a compiere il pasticcio… ed ecco che della sfogliatella possono godere tutti.
Con un pizzico di fantasia questa dovrebbe essere la nuova storia della sfogliatella, vanto indiscusso della gastronomia campana e da oggi in poi  quando una fanciulla offrirà il prelibato dolce ad un astante le sue intenzioni saranno ben chiare.

Il Napoli 5 giugno 2007 - Roma 6 giugno 2007 –
Il Golfo
6 giugno 2007 (come articolo) – L’Opinione 8 giugno 2007 (come articolo)
Il Mattino
8 luglio 2007

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 Una diaspora rovinosa

Gentile dottore,

da anni la ricerca di un lavoro per i giovani è divenuto il problema più assillante a Napoli dove pure le emergenze non si contano.
E lentamente sta erodendo il sistema sociale e sta depauperando in maniera irreversibile l’unica risorsa primaria costituita dalle giovani generazioni, che tristemente hanno preso la via del Nord e dell’estero per non più ritornare. Siamo davanti oramai ad una diaspora rovinosa, che toglie ogni speranza di un futuro per la città e nello stesso tempo sta cambiando anche la composizione sociale dei quartieri. Zone come Posillipo ed il Vomero, una volta abitate dalla borghesia, lentamente stanno divenendo la residenza di  spavaldi commercianti con attività ai margini della legge, gli unici che oggi possono disporre di cifre cospicue di denaro per acquisti di immobili che hanno raggiunto quotazioni record.
Nello stesso tempo nei quartieri del centro storico gli abitanti, stanchi di bassi e di case malsane, si trasferiscono verso l’immensità di un hinterland senza strutture e senza servizi, senza collegamenti, ma soprattutto senza anima. Al loro posto legioni di extra comunitari, felici di passare dalle capanne ad un tetto qualsiasi e disposti ai lavori più umili, pur di riscattare un domani migliore.
Ed ogni giorno la situazione è più drammatica del giorno precedente, sempre più giù verso un fondo che diviene sempre più profondo e sempre più somigliante ad uno spaventoso gorgo, che inghiottirà tutto e tutti e dopo il quale il mondo non sarà certo migliore.

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 Lo scorrere inesorabile del tempo

 Gentile dottore,

a chi come il sottoscritto ha superato da poco e di poco gli anta…capita sempre più spesso di incontrare per strada o in un salotto una vecchia compagna di liceo o anche un’antica fiamma e di rimanere senza fiato; è lei, ma nello stesso tempo non è lei: il viso scolpito in un’immobilità marmorea senza espressione e senza vita, gli occhi miseramente protrudenti su orbite lisce come carta velina e, colpo di grazia, labbra turgide e prominenti laddove, a nostra memoria, albergava una boccuccia deliziosa.
Sono gli effetti devastanti di una chirurgia plastica che sempre più frequentemente trasforma donne, anche intelligenti e sensibili, in una grottesca caricatura di felliniana memoria.
L’icona di questi incubi mefistofelici è da anni la madre di tutte le dive: Sophia Loren, che, ultrasettantenne, vorrebbe mostrare la metà degli anni, facendosi baluardo di un seno poderoso, il quale, al di la ogni smentita, è ragionevolmente fatto e rifatto a ripetizione.
Ed il penoso olocausto dell’apparenza e della vacua vanità si compie e si celebra giorno dopo giorno per milioni di donne che lo perpetuano scioccamente, senza accorgersi che non fanno altro che sottolineare la loro vera età e sfidare impunemente l’inesorabile scorrere del tempo.

Il Napoli 19 giugno 2007 – Il Mattino 14 luglio 2007

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La mortale malattia della politica

 Gentile direttore,

da anni, e non soltanto nella cenerentola Campania, capitale indiscussa di ogni nefandezza, è invalso sempre più un malcostume politico che, cercando di evitare le ire della magistratura, vuole perpetuare fatti e misfatti della 1° Repubblica.
Tutti i sindaci, i presidenti di provincia, i governatori di regione, di destra e di sinistra, vinte le elezioni, debbono pagare il conto ai sostenitori: imprenditori, squadre di pseudo volontari, amici ed amici degli amici. E la cosa non è semplice, perché rivolgersi ai dirigenti nominati dalle giunte precedenti per un’assunzione o una commessa è inutile e controproducente. Sono tutti onestissimi, inflessibili ed incorruttibili, come dovrebbero essere, come vorrebbero che fossero tutti i cittadini, non come si mostrano ai questuanti di turno.
Ma a tutto ciò vi è una soluzione, basta dare luogo ad  una miriade di consulenze o addirittura creare una serie di strutture e società esterne ed il gioco è fatto. A capo di queste strutture si pone un nutrito comitato di esperti, tutti fidati e fedeli, mentre per le società il politico si limita… a nominare il presidente, il consiglio di amministrazione, i revisori, i sindaci. Infine se vi è necessità di personale per queste attività esterne quale migliore occasione per saldare il debito di riconoscenza verso quei baldi giovanotti, che si sono fatti in quattro per affiggere manifesti e nella propaganda porta a porta. Naturalmente i vecchi dirigenti con i loro impiegati non avendo più alcun compito da svolgere si limitano a prendere lo stipendio e l’unico problema è la noia, che però si riesce a mitigare con la lettura dei giornali, navigando su internet alla ricerca di siti pornografici e, per i più fortunati, intrecciando qualche momentanea relazione con qualche procace sottoposta.
Per giornalisti, intellettuali e docenti universitari si pratica poi un vero e proprio acquisto all’ammasso, dando incarico con laute parcelle a questi cervelli servili di fare astruse ricerche delle quali non si terrà alcun conto; in tal guisa non si producono né ricchezza, né servizi e l’unico reale risultato è la produzione di consenso.
I politologi saccenti e collusi ed i boriosi scriba dei potenti parlano solennemente di condizioni essenziali per il buon funzionamento della macchina amministrativa, per pochi ingenui, viceversa, ci si trova di fronte ad una macroscopica corruzione generalizzata, che grida vendetta davanti a Dio, visto che la giustizia terrena se ne disinteressa completamente.
Ma se non ci penserà la magistratura, da sempre distratta sull’argomento, che almeno ci pensino gli elettori con la poderosa scure del voto.

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             Traffico impazzito per ammirare una statua

 L’altra sera dopo aver partecipato ad una conferenza mi incammino per via Roma ridotta ad un vociante bazar medio orientale con negri che impuniti espongono la loro mercanzia contraffatta e giovinastri tatuati e piercingati che passeggiano spavaldamente con sguardi assassini.
Giunto in Galleria sono attratto da un crocchio di astanti arringati da una voce troneggiante. Mi avvicino e mi accorgo che il caloroso tribuno non è un no global, bensì il presidente di un’associazione che si vantava, al cospetto di migliaia di esponenti della scalcinata borghesia napoletana, intabarrata in squallidi abiti da cerimonia.
E cosa glorificava alla presenza delle istituzioni, Bassolino in testa, lo stentoreo oratore? Di aver restituito alla città la statua di Partenope sulla vetta del teatro massimo, dopo soli 40…anni di esilio, dimenticando, o forse ignorando, che Carlo III, il famigerato re borbone, in soli sei mesi, aveva fatto sorgere dal niente il San Carlo, indiscusso tempio della lirica.
E mentre la folla delle auto clacsonanti impazziva per l’ingorgo causato da questi così eleganti cittadini, si poteva chiaramente comprendere che in questa cesura tra passato glorioso e presente ignominioso è la chiave di lettura della dolorosa ed inarrestabile deriva della nostra sfortunata città.

La Repubblica 17 giugno 2007  - Il Roma 20 giugno 2007

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   Piazza 3 ottobre 1839

Gentile dottore,

l’unica possibilità di riscatto e di ripresa per Napoli ed i napoletani è legato alla volontà di riappropriarsi del suo passato glorioso e della nostra identità perduta
Interminabili furono i record del Regno delle due Sicilie al cospetto di quelli negativi di oggi, da capitale della monnezza a territorio incontrastato della criminalità organizzata.
Un segno tangibile di cambiamento sarebbe quello di cambiare il nome di alcune strade, per cancellare le tracce della colonizzazione piemontese avvenuta con la truffa dell’Unità d’Italia: piazza del Plebiscito dovrebbe tornare al toponimo di Largo di Palazzo, via dei Mille andrebbe mutata in corso Gianbattista Basile, piazza Garibaldi, tolta al famigerato eroe dei due mondi, origine di tutti i nostri guai, andrebbe intitolata al 3 ottobre 1839,  giorno dell’inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana, la Napoli Portici, mentre il corso Vittorio Emanuele, la prima tangenziale del mondo, aspetta ancora giustizia e l’intitolazione al nome del suo ideatore, Ferdinando II, che la realizzò in poco più di un anno.
Attendere che a ciò provvedano le istituzioni è pura utopia per cui ho preso solennemente l’impegno, il giorno 4 luglio, bicentenario della nascita di Garibaldi, di recarmi, da solo o con qualche altro volenteroso poco importa, nella piazza della stazione (angolo corso Umberto ore 11) e di cambiare materialmente le targhe che indicano il luogo come piazza Garibaldi con la nuova dizione di piazza 3 ottobre 1839, una data fatidica della nostra storia che i nostri colonizzatori hanno cercato di farci dimenticare.
Tutto il mondo deve sapere che i Napoletani sono gente antica, che non vuole recidere le radici col passato e che ha rifiutato vigorosamente le suadenti sirene della modernità. Rappresentiamo una delle ultime tribù della terra in lotta contro la globalizzazione.
Abbiamo alle spalle una storia gloriosa di cui siamo fieri, passeggiamo sulle strade selciate dove posò il piede Pitagora, ci affacciamo ai dirupi di Capri appoggiandoci allo stesso masso che protesse Tiberio dall’abisso, cantiamo ancora antiche melodie contaminate dalla melopea fenicia ed araba, ma soprattutto sappiamo ancora distinguere tra il clamore clacsonante delle auto sfreccianti per via Caracciolo ed il frangersi del mare sulla scogliera sottostante.
Avere salde tradizioni e ripetere antichi riti con ingenua fedeltà è il segreto e la forza dei Napoletani, gelosi del loro passato ed arbitri del loro futuro, costretti a vivere, purtroppo, in un interminabile e soffocante presente.

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     Pontile di Bagnoli, splendido ma imbrattato

Egregio dottore,

tra le poche realizzazioni della nostra scalcinata amministrazione comunale vi è senza dubbio l’aver restituito ai cittadini, dopo un opportuno restyling, la passeggiata a mare del pontile nord di Bagnoli. Poco meno di un chilometro di penetrazione verso il centro del golfo, accarezzati dal vento e dimenticando il mostro ecologico che rimane alle nostre spalle e tutti i guai della nostra sfortunata città.
Il restauro è stato poco meno che perfetto: sediali, fontanine, parapetti ultrasicuri, ascensori, parcheggio per le auto dei disabili, latrine accoglienti e costantemente pulite.
I numerosi cestini vuotati ogni giorno, le eventuali lampadine fulminate sostituite in tempi ragionevoli, le scritte vandaliche sulle panchine ridotte all’osso. Manca un parcheggio e lo spazio della colmata lo permetterebbe con poco impegno, ma fuori sulla strada vi è spazio sufficiente e stranamente mancano anche i parcheggiatori abusivi ad imporre prepotenti il pizzo.
Sembra quasi di non stare a Napoli, ma purtroppo una pecca gravissima si è venuta a creare, complici involontari le miriadi di gabbiani che volteggiano incuriositi sul pontile e  la loro naturale abitudine di defecare abbondantemente a tutte le ore.
Si è venuto così a costituire un interminabile tappeto di feci, sgradevole a vedersi, puteolente oltre misura e pericolosissimo per la salute pubblica, essendo le deiezioni dei volatili spesso pregne di virus, dalla psitaccosi ad una non improbabile aviaria. E tra questi escrementi giocano innocenti bambini di ogni età, ignari del pericolo.
Tra l’altro il guano, essendo acido, in breve tempo corrode il pavimento, producendo macchie indelebili.
Tutto questo non sarebbe avvenuto se fosse stato previsto un servizio di pulizia particolare, ma si è ancora in tempo rivolgendosi ad una ditta specializzata.
La burocrazia ha i suoi tempi, spesso estenuanti, ma siamo certi che tutti i napoletani saranno grati all’amministrazione comunale se vorrà provvedere ad eliminare tale sconcio ed io per primo prendo l’impegno solenne, a nome di tutti i cittadini, di essere pronto ad un bacio di gratitudine alla nostra amata sindaca.

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      Non bevete acqua minerale!

Gentile dottore,

se da domani, tutti assieme smettessimo di bere acqua minerale, otterremo contemporaneamente tre grossi risultati:
Eviteremmo di fare una cosa inutile, tenendo conto che le acque italiane sono le migliori del mondo
Risparmieremmo un sacco di soldi, da destinare a miglior uso
Salvaguarderemmo l’ambiente dall’invasione di decine di milioni di bottiglie di plastica, considerando che per metabolizzare la plastica la natura impiega circa mille anni.
Con buona pace delle ditte imbottigliatrici, che in questi anni si sono arricchite alle nostre spalle.

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  Il calvario senza fine del condono

Gentile dottore,

l’ufficio trasparenza del comune di Napoli somiglia sinistramente ad un porto delle nebbie, neologismo creato, credo, da Pannella per indicare efficacemente la Procura generale di Roma negli anni Settanta ed Ottanta, gli anni delle stragi e dei misteri d’Italia, quando tutte le inchieste venivano avocate dalla capitale e poscia opportunamente insabbiate.
Un cittadino (il sottoscritto) presenta domanda per poter consultare la sua pratica di condono (n. 11239) il giorno 20 aprile 2007 e candidamente gli viene riferito di ripassare non prima di quaranta giorni. Già un tale lasso di tempo è scandaloso e contrario alla legislazione vigente, ma il cittadino, paziente e timorato dell’autorità, pensa addirittura, per prudenza di far trascorrere ancora dei giorni e si presenta all’ufficio dopo che ne sono trascorsi quasi cento, certo di poter  ritirare l’incartamento da consegnare al consulente e pronto al salasso finanziario richiesto dal famelico comune.
Meraviglia, ma non eccessiva, trovandoci a Napoli, cioè nel quarto mondo, l’impiegato con un sorriso consiglia di ripassare fra qualche mese.
Ogni commento è superfluo, mentre perentorio è un invito alla magistratura ad indagare se in tale epicedio dell’amministrazione e delle istituzioni non possano identificarsi ipotesi di reato.

Corriere del Mezzogiorno  25 luglio 2007 – Repubblica  25 luglio 2007

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