Ad Attila, il mio prode compagno ed a Lady, Athos e Porthos,
che vivono per sempre nel mio cuore
Tra
luomo ed il cane da 15.000 anni esiste unamicizia
indissolubile, un patto di alleanza non scritto, un dare ed avere
disinteressato, un rapporto tra specie diverse che non ha eguali
nel mondo animale.
Il cane alcune volte è utile alluomo: per la guardia, la
caccia, laccompagnamento, la compagnia ecc. e per queste
specifiche funzioni è stato da tempo selezionato, allo scopo di
esaltare alcune sue doti naturali, né si può affermare che
luomo non sia necessario per il cane, nel dargli cibo,
riparo ed affetto; ma sempre alla base di questo ineguagliabile
sodalizio vi è la disponibilità, la comprensione, la fiducia,
il disinteresse che pongono in un piano secondario il beneficio
reciproco.
Possiamo collocare a circa 15.000 anni fa il momento in cui
alcuni lupi più mansueti hanno lasciato il branco e modificando
le loro abitudini aggressive hanno cominciato a vivere assieme
agli uomini.
La conferma di questo stretto rapporto di affetto possiamo
constatarlo nel rinvenimento di scheletri di cani accanto a
quello dei padroni, molto prima che nelle sontuose dimore
funerarie egiziane o nei tumuli etruschi, nelle più antiche
grotte preistoriche o nei kurgan dove venivano conservati i corpi
dei popoli nomadi delle steppe.
Gli etologi hanno identificato le razze più antiche dalle quali
derivano per selezione ed adattamento quelle odierne. Esse furono
in Cina lo shar-pei, in Africa il basenti, nelle regioni artiche
il malamute, in Australia il dingo, mentre il levriero persiano
è considerato lantenato di tutti i cani da caccia.
Attraverso il lavoro di ignoti artisti sono giunte a noi immagini
di razze oramai estinte, che erano le predilette di Egiziani e
Greci o di popoli orientali, mentre in ogni epoca sono
numerosissime le testimonianze di pittori e scultori che ci
permetteranno di compiere un lungo viaggio ad esplorare il legame
tra luomo ed il cane, compagno fidato, non solo degli umili,
ma anche di re ed imperatori, di nobili e mercanti, che
trascorrevano ore serene di svago, al riparo dei pressanti
impegni quotidiani.
Faranno eco alle testimonianze artistiche i brani della
letteratura, anche essi densi di esaltazione per lamico a
quattro zampe, senza dimenticare alcuni lati oscuri legati alla
remota origine dal lupo, narrati nelle leggende dei licantropi o
nel temuto Cerbero(fig. 1), il mostruoso essere con tre teste,
che la mitologia greca pone a custode degli Inferi e che Dante ha
reso celebre nei versi della Divina Commedia.
Poesia e prosa sono in grado di descrivere la relazione tra cane
ed uomo diluita nel tempo e nello spazio, come nel famoso caso di
Argo ed Ulisse(fig. 2), mentre le arti figurative debbono
necessariamente fermare unimmagine, anche se significativa.
Avremo perciò un susseguirsi di carezze, ma anche di mute
presenze, ai piedi del padrone o alla base di monumenti funerari,
a simboleggiare una fedeltà che sa sfidare il tempo,
preservandosi dopo la morte.
Questa interessante carrellata tra i documenti visivi lasciatici
dalla più remota antichità ai nostri giorni, ci permette, oltre
che osservare specie oramai estinte, di valutare soprattutto la
dinamica del cane nella società: dalla pastorizia fino alle
dimore degli aristocratici, dalle cacce primitive alle battute
dei regnanti, fino ai successi planetari che mezzi di
informazione di massa quali, cinema, fumetti e televisione hanno
consacrato personaggi amati da grandi e piccini come Pluto(fig. 3),
Lassie, Rin Tin Tin ed i vivaci cuccioli di dalmata della Carica
dei 101, mentre anche la pubblicità preferiva servirsi di un
cane a sei zampe, fedele amico di un uomo a quattro ruote(fig. 4).
Nonostante una diffusione ubiquitaria in alcune culture la figura
del cane non è tenuta in grande considerazione, anzi da ebrei e
mussulmani è ritenuto un animale impuro e lappellativo
cane costituisce unoffesa tra le più gravi.
In Cina ancora oggi la sua carne viene mangiata non solo per
estrema necessità, ma esistono addirittura degli allevamenti per
soddisfare dei gusti culinari per noi aberranti.
Nellarte occidentale invece la rappresentazione del cane
raggiunge vette di poesia nel pennello di sommi artisti, che ne
scandiscono le sue tappe fondamentali: prima utilizzato per la
caccia e la custodia della casa, quindi nella civiltà urbana,
compagno di vita e conforto nella solitudine, anche di personaggi
illustri abituati a comandare ed a vivere in mezzo alla folla.
Sulle case romane dei ricchi troneggiava una scrittacave
canem(fig. 5) per intimorire i malintenzionati, ancora
molto diffusa e spesso il guardiano era tenuto alla catena, per
esaltarne laggressività. Una barriera odiosa, quasi mai
necessaria, spesso associata a robusti collari, antenata di altri
tristi simboli di schiavitù: guinzagli e museruole, che
intristiscono lanimale e minano alla base il sincero
rapporto con luomo. E catene irte di punte portavano i
gagliardi mastini napoletani(fig. 6), che i Romani utilizzavano,
in gruppi di 4 o 5 per catturare i cinghiali(fig. 7) e gli stessi
leoni.
Appena libero da questi opprimenti vincoli alla sua libertà, il
cane è felice e guizzante, pronto a muoversi ed a scattare,
unimmagine di mirabile dinamismo che il sommo Dante seppe
immortalare in un solo verso:veltri che uscisser di
catena(fig. 8).
Come in tutti i legami affettuosi anche quello tra luomo ed
il cane ha i suoi momenti di cedimento, che si manifestano, da un
lato nella vergognosa piaga degli abbandoni estivi e
dallaltro dai rari casi, nei quali esemplari
particolarmente aggressivi si avventano su innocenti malcapitati,
eccezionalmente anche su familiari o bambini.
La selezione sulle razze ha dato luogo ad esemplari di varie
dimensioni e con caratteristiche ben definite, permettendo ad
ogni padrone di scegliere quella più adatta alle sue esigenze.
Il frutto di questo straordinario esperimento genetico,
realizzato in 15 millenni di incroci è racchiuso in circa 70
centimetri. Essi rappresentano la distanza che separa
laltezza al garrese del Chihuahua(fig. 9)(mediamente 20
centimetri), il più piccolo del pianeta, da quella
dellIrish wolfhound(fig. 10), il più grande che può
arrivare a 90 centimetri; in mezzo oltre 300 razze derivate da
ununica specie: il lupo grigio(fig. 11). Il genoma canino,
la cui mappatura è stata completata nel 2005, possiede alcuni
geni correlati alle dimensioni, la cui recente scoperta può
portare in breve a creare esemplari microscopici.
Il poter scegliere la razza più adatta alle proprie esigenze ha
ulteriormente rafforzato la possibilità di creare un rapporto
affettivo: il cacciatore può affidarsi ad un cane dal fiuto
prodigioso, alla pari del poliziotto che può contare su un
insostituibile alleato per scovare la droga, la signora
sofisticata può tranquillamente seguire la moda con un cagnolino
formato mini, per la guardia personale o per labitazione
dà fiducia la stazza di un rottweiler(fig. 12) o di un alano,
mentre dominano ancora la scena milioni di bastardini con la loro
prorompente carica di furbizia e con limmutata capacità di
affezionarsi perdutamente e di comprendere i sentimenti
delluomo
Il cane nellantichità - I graffiti preistorici ci hanno
tramandato limmagine di un cane scattante e snello di
corporatura, adatto a snidare ed ad inseguire la preda:il saluki
o levriero persiano, che viveva in quella fertile fascia
geografica bagnata dal Tigri, lEufrate ed il Nilo, abitata
da antiche civiltà, presso le quali i cani, nonostante la
pastorizia fosse molto diffusa, venivano adoperati unicamente per
la caccia e solo ai nobili era permesso di possederli.
A volte erano sacrificati in riti propiziatori e quasi sempre
accompagnavano le anime nellaldilà, simbolicamente,
attraverso la figura del dio Anubi(fig. 13), che presiedeva
allimbalsamazione dei cadaveri o materialmente, come
dimostrano alcune mummie di cani(fig. 14) trovate al fianco dei
potenti padroni. Il faraone Tutankhamon amava farsi ritrarre in
compagnia dei suoi cani, come testimoniato in alcuni affreschi o
nel famoso Ventaglio(fig. 15) ritrovato nella sua tomba ed anche
presso gli Assiri i reali avevano cani poderosi, come
testimoniato da una stele(fig. 16) conservata al British museum.
Anche civiltà lontane geograficamente divinizzavano il cane,
come si evince da questa scultura di cane messicano(fig. 17).
Da questa antica razza derivano gli odierni Greyhounds apprezzati
per lineguagliabile velocità, accoppiata ad un portamento
austero ed elegante, salvo in alcuni casi
(fig. 18).
Divenute oggi terre islamiche, nonostante il cane non sia
benvoluto nel mondo arabo, i saluki sono considerati un dono di
Allah al popolo e vengono impiegati dai beduini per snidare le
prede.
Nella civiltà greca era molto diffusa agricoltura e pastorizia,
per cui il cane trova un utilizzo più ampio, ma il suo regno
privilegiato rimane la caccia, come ci tramandano i tanti vasi
dipinti, nei quali si evidenzia un antico sodalizio ed in cui a
volte compaiono cani ringhiosi con i denti aguzzi bene in vista.
E non bisogna dimenticare il cane più famoso, Argo, compagno di
Ulisse in interminabili battute sulle verdi colline di Itaca,
prima di divenire guardiano della casa in trepidante attesa del
ritorno del padrone, che Omero esalterà nei suoi versi quando
descrive lincontro dopo tanti anni, facendoci comprendere
il transfert misterioso che lega aldilà dello spazio e del tempo
due creature in grado di riconoscersi in una situazione
drammatica e di gioire assieme.
E allora come sentì vicino Odisseo
Mosse la coda, abbassò le due orecchie
Ma non poté correre incontro al padrone
Ed il padrone, voltandosi si terse una lacrima
Ed Argo, il fido cane, dopo che visto
Ebbe, dopo dieci e dieci anni, Odisseo
Gli occhi nel sonno della morte chiuse
Dopo il V secolo a.C. limmagine dellamico fedele
cambia ed al posto del guizzante levriero compare un tipo più
mansueto, che scodinzola felice ed accompagna il padrone dopo la
morte, unusanza che possiamo constatare nei gruppi statuari
di tante tombe, fino alletà gotica e rinascimentale.
Presso i Romani, popolo notoriamente bellicoso, il cane si rende
utile come guardiano del gregge e della casa, ma anche in
operazioni di guerra, come ci racconta Shakespeare nel Giulio
Cesare, quando, rifacendosi a fonti dellepoca, parla di
cani lanciati contro il nemico(i Galli), i quali a loro
volta possedevano razze particolarmente feroci che, munite di
collari a punta, si avventavano sui cavalli facendone scempio e
provocando cruenti corpo a corpo.
La presenza ubiquitaria del cane nelle case romane trova conferma
nei numerosi calchi(fig. 19) reperiti nella città di Pompei dopo
leruzione.
Il cane nel medioevo Per quasi un millennio vi fu una
povertà diffusa con interruzione delle vie di comunicazione,
invase dalla boscaglia, mentre branchi di cani affamati
costituivano un pericolo al pari dei lupi, un vero incubo per gli
animali domestici.
Nellarte paleocristiana e bizantina la raffigurazione del
cane diventa rara ad eccezione delliconografia di san
Bernardo, un cistercense, il quale afferma più volte che non si
può amare il prossimo se non si ama il proprio cane, di san
Rocco, spesso rappresentato con un grazioso cagnolino,
lunico a procurargli il cibo quando tutti lo abbandonarono
perché ammalatosi di peste o di San Cristoforo cinocefalo(fig.
20).
Una grande personalità come San Domenico, fondatore di uno degli
ordini monastici più prestigiosi, verrà spesso raffigurato alla
nascita con un cane pezzato, recante tra le fauci una candela
accesa, simbolo del fuoco che presto avvamperà la stessa Chiesa.
Sarà poi Giotto in epoca tardo medioevale nella cappella degli
Scrovegni a fornirci unimmagine di rara commozione con il
cane di Gioacchino che cerca di consolare il padrone con uno
sguardo di genuina intensità, un riconoscimento alla sua
disponibilità a stare vicino alluomo nei momenti più
difficili.
Dagli affreschi si passerà agli eleganti codici miniati, nei
quali compare una figura di cane divenuto marchio di supremazia
per i vari signorotti adusi a dilettarsi in fantasmagoriche
battute di caccia e vedremo anche un revival di catture di
animali feroci come i leopardi in una preziosa pergamena(fig. 21)
di scuola francese del XV secolo, conservata a Parigi nella
Biblioteca nazionale.
Un altro codice del museo Condé di Chantilly ci permette di
ammirare non solo varie razze diffuse allepoca, quanto
lattenzione da parte dei padroni verso i loro compagni, che,
anche se ben trattati ed alimentati, non sono esenti dalle
malattie e necessitano perciò di essere curati(fig. 22). Nello
stesso tempo vi è poi un altro libro miniato ispirato alle
punizioni infernali nel quale cani mordaci sono alle prese con le
parti intime di alcuni dannati(fig. 23), ai quali infliggono una
orribile pena.
Il cane nellUmanesimo e nel Rinascimento A partire
dal Quattrocento il cane comincia a trovare un posto fisso nelle
case borghesi, una vera e propria moda che interessa in genere
esemplari di piccola taglia, immortalati in dipinti, anche di
artisti famosi, ai piedi della famiglia dei padroni o tra le
braccia di candide fanciulle e severe signore. Naturalmente il
levriero rimane il sovrano delle cacce, amate dai nobili, alcuni
dei quali stranamente presentano dei nomi ispirati allamico
sincero: Castruccio Castracani(fig. 24), Cangrande della Scala,
addirittura Mastino.
Alcune razze cominciano a specializzarsi per confrontarsi con i
cinghiali, mentre i collari di protezione diventano sempre più
preziosi e decorati, accoppiati a volte a vere armature di
protezione. Anche ludito ed il fiuto tendono a divenire
più fini ed i bracchi sono i preferiti per la caccia ai volatili,
alle lepri e alle volpi.
Alla corte di Francia vi erano splendide mute di levrieri e di
mastini, dei quali conosciamo, grazie a pignoli inventari, nomi e
genealogie ed ai quali poeti cortigiani dedicavano commossi
epitaffi, quando cadevano nellespletamento del loro lavoro.
Una passione aristocratica che sarà viva a lungo nella cultura
cavalleresca francese, come testimonia un aforisma di Robert
DHumieres di epoca successiva:Quando i vecchi
levrieri non cacciano, sognano di cacciare.
La più spettacolare scena di caccia notturna ci viene offerta da
Paolo Uccello(fig. 25), nella quale cervi e levrieri si
confondono nel buio della vegetazione, mentre cavalieri e
battitori si affannano freneticamente, anche se la perizia
dellartista riesce a bloccare lazione in una
atmosfera atemporale.
Anche liconografia religiosa partecipa allesaltazione
delle virtù canine, come nella celebre tela del Pisanello, già
autore di una splendida museruola(fig. 26), raffigurante un prode
cavaliere, condotto nel buio di una selva da un cervo, le cui
corna si trasformano improvvisamente in un crocifisso(fig. 27),
segnando una conversione del nobile, il quale da allora assume il
nome di S. Eustachio e diviene il patrono dei cacciatori. Alla
scena sono presenti cani di razze differenti, di solare bellezza
e dalla corporatura slanciata, ignari del prodigio che avviene
sotto i loro occhi.
Unaltra scena imperniata sulla ferocia canina è la
trasposizione tragica di una novella del Boccaccio, Nastagio
degli Onesti, operata dal Botticelli in un ciclo celeberrimo, con
denti aguzzi conficcati nella tenera carne di una fanciulla
ignuda(fig. 28), colpevole di aver rifiutato le profferte amorose
di un temerario cavaliere.
Durante il Rinascimento si afferma sempre più il cane da tenere
in grembo, una prerogativa delle ricche ed annoiate signore
dellaristocrazia e leco di questa diffusa abitudine
trova riscontro, non solo nelle tele dei pittori, ma anche in
letteratura, dove più o meno scalcinati poeti di corte attestano
il successo della nuova moda con versi paludati ed adulatori.
Anche opere celebri come il Cortigiano, una sorta di galateo
dellepoca, fornisce opportuni consigli su come accarezzare
il proprio cane in pubblico. Distrattamente, ma avendo cura di
toccarlo nei punti per lui più piacevoli. Cominciano ad essere
stampati trattati di veterinaria dedicati esclusivamente al cane
e tra questi possiamo ricordare nel 1547 quello di Sforzino da
Carcano, uno studioso veneziano o lAlcone, frutto delle
conoscenze sullargomento di Girolamo Fracastoro, tradotto
dal latino in molte altre lingue.
Anche allestero sono pubblicati libri specializzati come il
De Venatione libri III da parte del Manunzio, i Praecepta
educationis regiae, con un capitolo dedicato alla caccia ed alle
malattie dei cani e in controtendenza un trattato Der Jagdteffel,
nel quale la caccia viene vista come unattività diabolica
aizzata da Satana in persona.
Alla corte dei Gonzaga a Mantova, Isabella dEste dà
incarico ai poeti di corte di commemorare in una serie di sonetti
la morte della sua cagnolina Aura, precipitata da un davanzale
nel tentativo disperato di sottrarsi alle insistenti profferte
sessuali di un focoso randagio.
Tra i pittori Tiziano, sincero estimatore del cane, lo colloca in
numerosi suoi dipinti a fare compagnia ad adulti e bambini,
intriganti fanciulle nude e potenti imperatori.
Naturalmente per ogni occasione sceglie una tipologia diversa, a
partire dal suo autoritratto, posto sotto un esemplare da caccia
nellAllegoria della prudenza, per proseguire con
limperatore Carlo V che accarezza il garrese di un molosso
irlandese incuriosito impudentemente del suo poderoso parapalle(fig.
29), la piccola Clarice Strozzi divide il dolce con il suo
minuscolo compagno di giochi, la prosperosa Venere sdraiata(fig.
30), nel capolavoro conservato agli Uffizi, si lascia
placidamente ammirare da un distratto epagneul o cerca
disperatamente di trattenere presso di sé Adone in partenza per
una fatale battuta al cinghiale nella quale troverà la morte ed
infine limpaurito bambino smarrito nel bosco troverà
conforto alla sua paura nello sguardo rassicurante di un cane di
grossa taglia, che osserva intenerito una cucciolata alle prese
con un competitivo allattamento.
Numerosi sono i dipinti dedicati al tema e non possono essere
segnalati tutti, ma vogliamo almeno ricordare il celebre
Cacciatori nella neve di Pieter Brueghel il vecchio, in cui una
serie di cani, stanchi ma soddisfatti, ritornano a casa con i
padroni in un gelido paesaggio nordico, la tela di Jacopo da
Bassano conservata al Louvre, dove i cani rappresentati hanno la
dignità di un ritratto con il carattere evidenziato con cura,
luno placido, laltro iracondo ed infine la Diana
della scuola di Fontainebleau, somma personificazione della
caccia, con arco e faretra ed in compagnia del suo agile levriero
che si avvia verso la foresta.
Il cane tra Seicento e Settecento - Una novità che compare in
Inghilterra durante il regno di Elisabetta è la corsa dei cani
con relative scommesse. Essa favorirà la selezione di una razza
dalle caratteristiche adatte alla velocità, anche se meno
elegante degli aristocratici levrieri, padroni delle battute di
caccia, che lentamente tendono a scemare, soprattutto verso le
prede di maggiori dimensioni.
Cominciano a divenire frequenti cani di taglia sempre più
piccola, agghindati dalle vezzose proprietarie con fiocchi,
nastrini colorati ed a volte anche preziosi gioielli. Nello
stesso tempo compaiono, immortalati nelle tele di giganti della
pittura, anche enormi esemplari, apparentemente mansueti, come la
femmina di mastino(fig. 31) in compagnia del nano di corte don
Antonio, detto linglese, attribuita al Velazquez o il
bestione(fig. 32) che il pennello di Van Dick ritrae assieme ai
figli di Carlo I.
Anche la letteratura si interessa dei cani ed un filosofo Justus
Lipsius dedica ad essi un vero trattato, con accurate descrizioni
di ogni razza, divenute oramai numerose come si evince in un
celebre quadro(fig. 33) di scuola fiamminga, dove una cameriera
porta a passeggio quelli del suo padrone, puntigliosamente
indicati sulla tela o in uno studio di Jan Brueghel il vecchio(fig.
34), conservato a Vienna.
Rembrandt non avrà ritegno di rappresentare il fedele amico
delluomo nellespletamento di un suo improcrastinabile
bisogno fisiologico(fig. 35) quasi a sottolinearne la
spontaneità e la mancanza di ipocrisia.
Molti pittori infilano il proprio cane nei quadri che eseguono,
tra questi Pacecco De Rosa, il quale fa comparire il muso del suo
dalmata(fig. 36) in molte composizione, al punto che la critica
più avvertita è in grado di valutarne lautografia
riconoscendone la presenza.
Anche il sommo Caravaggio porrà nellunico suo affresco,
nel casino Boncompagni Ludovisi, un grintoso Cerbero a guardia
dei suoi genitali(fig. 37), esposti con nonchalance, pur se nelle
vesti(si fa per dire) di una divinità. Ed il celebre cane è
presente anche in uno dei capolavori assoluti della scultura, il
Ratto di Proserpina(fig. 38) del Bernini, dove, con le sue tre
teste dalle fauci spalancate, latra ad aumentare la violenza del
rapimento scolpito nel marmo.
Ed infine tra i vertici della pittura profana del Seicento vi è
la Caccia di Diana(fig. 39) eseguita dal Domenichino e conservata
alla Galleria Borghese, nel quale, in un panorama bucolico reso
scintillante dai corpi ignudi di focose fanciulle, si sottolinea
il contrasto di carattere tra due levrieri, uno mansueto intento
ad abbeverarsi, mentre il compagno, più feroce, a stento viene
trattenuto nella sua irruenza da una robusta ninfa.
Il Settecento è secolo frivolo e mondano per eccellenza ed anche
ai cani vengono riservate particolari attenzioni: cucce imbottite,
vestiti vezzosi, oltre naturalmente a ripetute carezze e
bocconcini prelibati.
Hogarth, tra i massimi esponenti della pittura inglese, è un
amante dei pugs, destinati ad avere grande diffusione e Trump, il
suo preferito viene ritratto al fianco del padrone(fig. 40)
Poiché un critico ebbe lardire di dichiarare che il
dipinto non gli piaceva, Hogarth in unaltra sua tela
raffigurò Trump mentre ingialliva di pipì le pagine di un
volume dellimpertinente stroncatore.
Uno specialista di fama Jean Baptiste Oudry, pittore alla corte
di Luigi XV, ritrae i cani della nobiltà(fig. 41), umanizzando
nelle sue rappresentazioni le fattezze di quegli splendidi
esemplari che possedevano tutti un nome, a volte altisonante e si
distinguevano per carattere ed abitudini.
Viene dedicata grande attenzione alla toilette ed alla
passeggiata quotidiana, per la quale è delegato un
canettiere, una sorta di dog sitter ante litteram,
impegnato nella cura e nelladdestramento. Sorgono anche dei
canili dotati di ogni confort e di ampi spazi, come si evince da
questo progetto(fig.42) dovuto alla penna di un celebre
architetto.
Nello stesso tempo sorgono sontuosi monumenti funerari con
esplicative epigrafi(fig. 43) a rinvangare il desiderio di
immortalità esteso a tutti i viventi ed il legame indissolubile
tra luomo ed il suo fedele amico. Una vera rivoluzione
rispetto alla rappresentazione nelle tombe medioevali, dove il
cane vegliava sul sonno eterno del padrone, mentre ora è un
omaggio delluomo verso il compagno di tante ore liete
trascorse assieme.
La letteratura scientifica dedica quasi unode alla razza
canina attraverso le parole del celebre naturalista Georges
Buffon, che nelle pagine della sua monumentale Histoire Naturelle
gli attribuisce tutte le qualità interiori che possono
attrarre lo sguardo delluomo.
Anche il Parini ci ha lasciato sullargomento una spiritosa
satira dedicata ad una dispettosa cagnetta di una famiglia nobile
ed altezzosa.
Tra le vette dellarte vi è la movimentata composizione
scultorea eseguita da Paolo Persico e Tommaso Solari nei giardini
del Palazzo Reale di Caserta dedicata alla leggenda di Atteone
trasformato in cervo e divorato dai suoi cani(fig. 44), reo di
aver ammirato le splendide fattezze di Diana mentre faceva il
bagno nudo con le sue ninfe, anche loro rigorosamente nature.
Reynolds, celebre ritrattista, in grado con unacuta
introspezione psicologica di indagare la personalità dei
soggetti raffigurati, in questo allegro dipinto seppe cogliere il
rapporto affettuoso tra una bambina ed il suo cucciolone(fig. 45).
Alle scattanti masse muscolari degli esemplari da caccia, gli
artisti del Settecento prediligono i batuffoli pelosi ed
intriganti, compagni di delizie di damine leziose e scollacciate
nel segreto delle loro alcove. Boucher e Fragonard si affacciano
incuriositi tra i boudoir e fissano sulla tela i giochi maliziosi
tra cagnetti infiocchettati e dalla lingua agile e penetrante e
fanciulle discinte e giocherellone.
Licona incontrastata di questa complicità è offerta dalla
Gimblette(fig. 46)di Honorè Fragonard dove un cagnolino si
intrattiene piacevolmente con una padroncina audace con le gambe
allaria ed il seno scoperto in giochi voluttuosi ed
inconfessabili.
A partire dallOttocento il cane diventa sempre più
compagno delluomo nella sua casa e di questa trasformazione
è attento testimone il Goya, al quale non sfuggono i termini di
questo cambiamento di status del nobile animale. Egli ritrae i
coraggiosi esemplari che osano sfidare il toro nellarena ed
i docili cagnetti vestiti e profumati a passeggio con dame
svampite.
Anche scrittori e poeti gareggiano nel cantare le lodi del cane
da Dickens a Kipling, da Baudelaire ad Hugo, che raggiungeranno
lapice nelle emozionanti pagine di Jack London, dove
vengono narrate epiche battaglie tra cani e lupi.
In Inghilterra le prime mostre canine sono loccasione per
padroni vanitosi di esaltare le caratteristiche dei loro protetti,
che vengono preparati con cura per lesposizione. Ci sono
esemplari per tutti i gusti e di tutte le dimensioni(fig. 47
48 49).
Anche Renoir, celebre per i suoi nudi sensuali, volle ritrarre il
suo cane(fig. 50) al quale era affezionatissimo, mentre Courbet
saprà unire le due iconografie nel suo malizioso dipinto(fig. 51)
conservato a Parigi al museo dOrsay, dove il contrasto tra
la voluttà della fanciulla nature e la candida innocenza del
barboncino bianco colpisce per la disinibita schiettezza del
rapporto, che ripropone in chiave moderna un tema principe della
storia dellarte.
Specialisti come Reisfurt sapranno cogliere attraverso
lespressività degli occhi (fig. 52)il carattere del cane:
allegro, pensieroso, malinconico.
Sul finir del secolo Nipper, un vivace cagnolino, ottenne un
successo travolgente, che dura da oltre un secolo, con la sua
immagine accanto ad un grammofono(fig. 53) dal quale fuoriesce la
Voce del padrone, un marchio tra i più famosi.
Il Novecento sarà un secolo percorso da passioni e soprattutto
da guerre e sconvolgimenti sociali ed il cane sarà un
comprimario di rango in tutti questi avvenimenti: mascotte di
reggimento, ma anche addestrato a fungere da kamikaze contro le
truppe nemiche. I potenti della Terra saranno sempre in compagnia
dei loro fedeli compagni dal bull-dog di Churchill, immortalato
in numerose caricature, a Blondie(fig. 54 ) il pastore tedesco
amato da Hitler più di qualsiasi essere vivente, che
condividerà con lui lultima notte da incubo nel bunker
della Cancelleria di Berlino.
Il fumetto ed il cinema cominciano ad affiancarsi allarte
ed alla letteratura attraverso figure dal successo planetario
come Pluto(fig. 3) o Snoopy, protagonista dei Peanuts,Lassie e
Lilli, il gigantesco Beethoven e lastuto Rin Tin Tin, una
vera cascata di cuccioloni in grado di divertire i bambini e far
rilassare gli adulti.
Le avanguardie artistiche non trascurano limmagine del cane
a partire da Balla, che imprime un prodigioso dinamismo ad un
vivace bassotto dalla scoppiettante vitalità, amplificata dalla
gonna svolazzante della padrona e dal roteare del guinzaglio(fig.
55), precorrendo una salutare contaminazione tra cinema e pittura.
Altri artisti come Dix esalteranno gli aspetti più ferini del
cane, evidenziando in questo splendido pastore tedesco(fig. 56) i
denti aguzzi, le orecchie attente e la lingua sporgente, in
contrasto collaspetto mite del padrone, mentre la simpatica
analogia tra gli eleganti cani da passeggio e queste
truccatissime peripatetiche(fig. 57), passeggiatrici di
professione, sarà messa in mostra dal van Dongen, un artista
olandese trasferitosi a Parigi nel vitaiolo quartiere di
Montmartre.
Sempre Dix, acuto dissacratore dei costumi dei contemporanei, ci
ha lasciato una cruda immagine delle nefaste conseguenze della
guerra: un tronco umano di un reduce cieco e privo degli arti(fig.
58), costretto ad elemosinare davanti ad una folla distratta ed a
subire lumiliazione da parte di un inconsapevole bassotto,
che gli urina contro a simboleggiare il disprezzo generale. Un
urlo disperato contro le follie delluomo, che trasforma
questo relitto umano in uno splendido eroe contro tutte le guerre.
Luomo moderno scopre la solitudine, un sentimento antico,
divenuto paradossale nelle affollate metropoli del Novecento e si
accorge di vivere in una dimensione sospesa, avulsa dalla realtà,
come questo cane affettuoso(fig. 59), colto da Carrà in un
momento di slancio e raffigurato sulla tela con un severo nitore
geometrico, che richiama Giotto e Paolo Uccello e con il manto di
un improbabile rosso intenso per contrastare il verde azzurro del
gelido pavimento.
Il cane dei nostri giorni - Con la nostra carrellata siamo oramai
giunti ai nostri giorni con immagini di artisti, con i numerosi
racconti che affollano gli scaffali delle librerie, spesso di
anonimi padroni che si improvvisano scrittori per esaltare ed
immortalare le gesta dei loro amati compagni scomparsi, con foto
che dimostrano come i cani, anche delle razze ritenute più
aggressive possano fraternizzare con i bambini ed infine, mi sia
permesso, con un ricordo dei miei rottweiler: Lady, Athos e
Porthos.
Un sottile erotismo che abbiamo visto nei secoli scorsi con
Fragonard e Courbet insinuarsi prepotentemente nel rapporto
affettivo tra cane e padrona, continua ad essere un tema
prediletto degli artisti moderni come Picabia, che, irriverente e
rivoluzionario, trasferisce spesso nelle sue opere le icone del
suo tempo, operando una salutare contaminazione tra pittura,
cinema e fotografia. Egli possedeva una cagnetta Ninie, ma in
questo quadro ritrae un poderoso bulldog, che si bea delle
carezze di una stupenda e sensuale fanciulla nuda(fig. 60),
mentre unaltra, dallo sguardo perso nel vuoto, sembra
attendere il suo turno di coccole reciproche.
Lucien Freud, nipote del grande Sigmund, ritrae la sua prima
moglie in profonda simbiosi con il suo bull terrier(fig. 61), che
sonnecchia placidamente. Egli appartiene ad una razza molto
affettuosa e stabilisce unintesa molto stretta con la
padrona, la quale, sicura della sua mansuetudine, sembra
offrirgli un seno smunto ed esangue, di un biancore evanescente.
La donna come a volte coloro che cercano nel cane, amico fedele
per antonomasia, conforto alla solitudine, è affetta da
unangoscia ed un dolore spirituale, ben distinto da quello
fisico aduso a tormentare il corpo, un mal di vivere che assilla
la sua anima e che troverà tra i moderni altri cantori in
Francis Bacon ed Alberto Giacometti.
Abbiamo visto come le terapie veterinarie risalgano al medioevo,
ma oggi, con laumentato benessere economico, sempre più
spesso i nostri amici vengono seguiti e curati. E lo dimostra
questa deliziosa scenetta dipinta da Rockwell, nella quale un
bambino tiene in grembo il suo cagnolino, affetto da un
incipiente mal di denti, mentre barboncini, alani e levrieri lo
puntano incuriositi(fig. 62).
A volte delle vezzose cagnoline assurgono a modelle e si
tramutano in personaggi famosi della cronaca e della storia tra
grottesco e surreale, come questo weimaraner(fig. 63)divenuto una
celebrità televisiva grazie agli scatti del suo press agent,
Wegman, fotografo americano.
A guardia del Guggenheim museum di Bilbao è posto un variopinto
cucciolo di terrier(fig. 64), Puppy, creato da Jeff Koons, un
quotato specialista del kitsch, che alcuni ricorderanno come il
marito di Ilona Staller, pornostar ed onorevole radicale, più
nota come Cicciolina. La gigantesca struttura è composta da
unanima di acciaio sulla quale sono poste una miriadi di
piante colorate, tra le quali spiccano begonie e petunie.
E mentre le statistiche ci informano che gli Italiani hanno speso
lanno scorso per cani e gatti 1500 milioni di euro per
nutrirli e 56 milioni per gli indispensabili accessori: spazzole,
giochi, collari, la scienza, dopo aver identificato la mappa
cromosomica canina, ha stabilito, grazie ad approfondite indagini
genetiche, che lorigine del nostro amico è in Medio
oriente e non in Cina od in Europa, come si credeva in precedenza
e lantenato il lupo grigio selvatico(fig. 11), non molto
diverso da un suo baldo discendente immortalato dal suo padrone,
pittore dilettante(fig. 65)
Laika(fig. 66) è un nome universalmente noto ed è legato ad una
delle più entusiasmanti avventure delluomo:
lesplorazione dello spazio, compiuta dalleroica
cagnetta a bordo di uno dei primi Sputnik.
E rimanendo a Mosca, davanti ad una stazione della metropolitana
osserviamo questo rudimentale monumento funerario(fig. 67)
innalzato a Malchik, un innocuo bastardo che viveva vicino ai
binari, amato dai frettolosi frequentatori dellunderground
ed ucciso da una elegante quanto crudele modella, infastidita dal
suo abbaiare. Una feroce coltellata che ha indignato migliaia di
persone, che hanno voluto innalzare la piccola statua, la cui
foto ha fatto il giro del mondo sulle pagine dei principali
quotidiani dal Financial Times al Corriere della Sera.
Cani e bambini - I cani amano i bambini e se non si ingelosiscono
sono i loro amici più sinceri, instancabili compagni di gioco.
Abbiamo raccolto decine di foto, ad inconfutabile dimostrazione
di questo asserto, vi mostriamo le più birichine(fig. 68
69 70 71 72 - 73 74).
La scienza ed i cani - Anche la medicina si è servita del
rapporto affettuoso che viene ad instaurarsi tra luomo ed
il cane per fini terapeutici; è così nata la pet terapy, molto
utile per alcuni pazienti affetti da turbe comportamentali o che
necessitano di riabilitazione motoria e psichica. Nello stesso
tempo le moderne indagini diagnostiche, dallecografia alla
tac, sono oggi a disposizione nei centri veterinari più
attrezzati.
La clonazione, il sogno proibito di immortalità delluomo,
è già applicabile per i cani; infatti, dopo i primi esperimenti
sui gatti, in America basta voler spendere 25.000 dollari per
avere una copia conforme del proprio Fido. Il carattere potrebbe
essere diverso, ma si può ragionevolmente pensare che, essendo
il patrimonio genetico identico e le condizioni ambientali uguali
alle precedenti, la speranza di poter vivere altri anno col
nostro fidato amico può non essere vana.
Purtroppo i nostri amici vivono meno di noi, il loro orologio
biologico è tarato in maniera diversa: un anno per un cane
equivale a sette anni per noi. Solo la clonazione può ovviare a
questa dura legge naturale.
E voglio concludere questo viaggio riproponendo un mio scritto,
intriso di malinconia, ma anche di amore smisurato, composto
allindomani della morte dellultimo dei miei cani,
prima che Attila riempisse il vuoto nel mio cuore.
Non avrei mai potuto immaginare che larrivo in casa
mia di una cucciola di rottweiler, regalo di una ragazza a mio
figlio, potesse cambiare negli anni così profondamente non solo
la mia vita, ma soprattutto il modo di relazionarmi col mondo ed
il mio metro di giudizio del prossimo. Era il 1994 ed avevo
sempre avuto un sacro terrore dei cani da quando, giovanissimo,
avevo trascorso unintera notte sul tetto di unauto
per sfuggire alla furia di un randagio di grosse dimensioni e
anche altri incontri ravvicinati non erano stati particolarmente
felici, per cui non accolsi con entusiasmo lingresso in
famiglia di un esemplare, per quanto di pochi mesi, di una razza
notoriamente feroce. Lady (fig. 75)fu relegata nel sottoscala ed
abbaiava disperata durante le poche visite che gli dedicavamo;
decidemmo di trasferirla in giardino, ma i rigori
dellinverno contribuirono a farla ammalare e fu necessario
il ricovero: cimurro fu la diagnosi e la prognosi purtroppo
riservata. Partimmo per Roccaraso, ma ogni sera telefonavo alla
clinica veterinaria per avere notizie, che peggioravano giorno
dopo giorno, fino a quando mi dissero:Non vi è più
speranza, interrompiamo la terapia? Assolutamente no,
se esiste un dio dei cani la aiuterà. Ed il miracolo
avvenne, durante la notte Lady ebbe un miglioramento decisivo ed
il giorno successivo potemmo andare a riprenderla completamente
guarita. La nostra famiglia da quel giorno divenne più numerosa(fig.
76) e con Lady stabilimmo unintesa perfetta: mangiava a
tavola con noi, un boccone a me ed uno a lei e dormiva la notte
al mio fianco su di un variopinto tappetino persiano. Capiva ogni
mio pensiero e quando ero di cattivo umore si accoccolava vicino
e rimaneva immobile. Divenuta signorina la feci accoppiare con un
cane campione: Shark e nacquero nove cucciolotti, per il poco
latte uno soltanto sopravvisse, Athos(fig. 77), che divenne il
suo compagno inseparabile. Durante i periodi di calore, per
impedire nuove gravidanze, Lady passava la giornata con me nello
studio e solo la sera, attraverso unentrata di servizio,
tornava a casa, rimanendo sempre a distanza di sicurezza
dallardore sessuale di Athos. Nonostante i miei severi
controlli censori ad un certo momento il suo addome cominciò a
crescere e condussi la cagna dal veterinario, il quale perentorio
dichiarò: Si tratta di una gravidanza immaginaria nella
pancia vi sono semplicemente dei gas. Sapendo che i medici
in genere poco capiscono sottoposi Lady ad unecografia nel
mio studio e non mi meravigliai più di tanto nel vedere una
serie di piccole colonne vertebrali intrecciate tra di loro.
Facemmo appena in tempo a rincasare che cominciò il travaglio e
questa volta i nuovi abitanti della terra furono sei, quattro dei
quali arrivarono a tre mesi. Erano magnifici, scorazzavano nel
giardino della villa di Ischia con i genitori, ma nonostante
tutte le vaccinazioni, un brutto giorno contrassero la parvo
virosi, una malattia che raramente perdona e cominciò un
calvario durato quasi venti giorni. Era necessario sottoporre i
cuccioli ad ipodermoclisi tre volte al dì, per cui ogni giorno
la spola da casa al veterinario avveniva dodici volte. Il compito
sulle mie spalle e su quelle del fido cameriere autista Summit.
Dopo una settimana morì il primo cucciolo, seguito dopo tre
giorni dal secondo e dopo cinque dal terzo; resisteva solo
Porthos, anche se le speranze erano ridotte al lumicino. Passati
diciotto giorni il cane cominciò a bere e lindomani ad
alimentarsi, era guarito. Dopo tanti sacrifici e quattro milioni
di spese, mia moglie pensava ancora che io regalassi il cucciolo,
ma oramai non potevo più separarmi da lui. Ci furono mesi di
diverbi continui, durante i quali Porthos(fig. 78) visse con me
nello studio, che subì una devastazione in piena regola, dalle
tende ai tappeti. Durante i fine settimana veniva a trovare i
genitori, ma il lunedì di nuovo via, fino a quando Elvira,
resasi conto di quando io ci tenessi al cane, acconsentì al suo
definitivo ingresso in casa nostra. Furono anni di grande impegno:
tre cani di quella razza fanno branco e sono difficili da gestire,
soprattutto destate, quando per trasferirli ad Ischia era
necessario fare tre trasporti in auto allandata e tre al
ritorno. Anche i nostri viaggi, fino allora frequenti, si
interruppero, perché la mia costante presenza era necessaria. Ma
le soddisfazioni, almeno per me furono altrettanto grandi. I tre
cani erano temuti ed ammirati da tutti e con la sola presenza e
qualche sporadica abbaiata facevano la guardia alla nostra villa,
tenendo alla larga in egual misura malintenzionati e visitatori
inopportuni. Lansia, i momenti di solitudine, la tristezza
venivano mitigati dalla presenza affettuosa di questi veri ed
unici amici delluomo. Tutti possono tradirti, dalle donne
ai figli, ma il cane sarà sempre al tuo fianco e la sua fedeltà
aumenterà nel tempo a dismisura, senza che quasi tu te ne avveda,
come un fiume che acquista potenza nei pressi di una cascata.
Furono anni felici, ma il tempo degli animali scorre più
velocemente di quello degli uomini e Lady, dopo aver imbiancato i
peli del muso, si ammalò di piometra e fu necessario sottoporla
ad un intervento chirurgico. Il decorso post operatorio fu
difficile e necessitò un ricovero in una clinica veterinaria,
dove giunse in condizioni disperate. Rimase degente per vari
giorni, durante i quali non la lasciai sola un minuto, né di
giorno, né di notte. Tra i medici che si alternavano al suo
capezzale ve ne fu anche uno arabo, che riconobbe in essa la
cagna miracolata dieci anni prima ed ancora ricordava la mia
frase sul dio dei cani. Per quanto islamico aveva meditato più
volte negli anni sulle mie parole e mi invitò anche questa volta
ad invocare questa sconosciuta quanto potente divinità. Dopo una
settimana Lady guarì e potemmo tornare a casa. I veterinari
riconobbero che la guarigione era avvenuta grazie alla mia
costante presenza: i cani malati quando si vedono abbandonati dai
padroni in un ambiente estraneo si lasciano quasi sempre morire.
Purtroppo dopo un anno, oltre allincalzare delletà,
la vecchia infezione si ripresentò, questa volta in maniera
subdola: ricominciò landirivieni quotidiano con la clinica,
le fleboclisi, ma non ci fu niente da fare, mentre eravamo tutti
a tavola, Lady, con un rantolo soffocato, ci lasciò per sempre.
Il mio dolore fu immenso, versai lacrime in misura superiore a
quando avevo perso i miei genitori ed il vuoto che si è creato
è rimasto incolmabile a distanza di anni. Mi rimanevano gli
altri due cani, che da quel giorno non fecero che litigare,
costringendomi a tenerli separati. Athos da tempo zoppicava e non
era più il capobranco vigoroso di una volta, Porthos ne
approfittava attaccandolo spesso alle spalle, per rifarsi degli
anni in cui era stato succube. A distanza di un anno e mezzo,
mentre eravamo ad Ischia, in pochi giorni si aggravò e si spense
dopo una notte di guaiti disperati. Ora riposa lì, lontano da
Lady, con un ibiscus che gli fa compagnia. Rimasto solo Porthos,
che era stato sempre di una vivacità devastante, divenne triste
e melanconico. Passava gran parte della giornata al mio fianco,
mentre lavoravo al computer e per ore gli carezzavo amorevolmente
la testa. Non aveva alcun disturbo, per cui quando una mattina di
un giorno che vorrei non fosse mai scoccato lo trovai disteso
immobile vicino allingresso di casa, credevo dormisse beato.
Invece la morte lo aveva ghermito nel sonno allimprovviso e
se lo era portato via. Lunico conforto quello di riposare
per sempre al fianco della mamma tra i fiori del mio giardino.
Per tante notti sentendo labbaiare di un cane lontano mi
svegliavo di soprassalto, sperando che fosse il mio. Non riesco
ragionevolmente a credere che di questi miei amici sia rimasto
solo il ricordo che porterò per sempre nel mio cuore, mentre i
loro corpi hanno subito il triste destino di tutti i viventi: il
disfacimento. Tra i credenti gli induisti si dimostrano meno
orgogliosi dei cristiani, che nella loro smisurata superbia
immaginano un mondo ultraterreno soltanto per gli uomini, mentre
i loro fratelli orientali riconoscono, attraverso la
reincarnazione, un percorso di purificazione per tutti i viventi
senza esclusione alcuna, inclusi animali e piante. Si tratta
senza dubbio di una visione più rassicurante dettata da
unantica saggezza e nello stesso tempo di sconvolgente
attualità, come hanno confermato le moderne ricerche della
chimica e della fisica. Mi piace immaginare che anche ai più
fedeli amici delluomo sia concesso di vivere in eterno e
non solo nella memoria dei loro padroni. Certamente Lady vivrà
per sempre nel mio cuore, Athos, un vero amico, non sarà mai da
me dimenticato, soprattutto ora che, scomparso Porthos, sono
veramente solo.
Achille della Ragione