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Quei Napoletani da ricordare  (vol. 1)

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Cap.50
La signora ministro dalle buone intenzioni
Paola Severino

Paola Severino nasce a Napoli, non diremo quandoperché non si chiede, né si dice, l’età delle signore e la Severino è veramente una gran signora, appartenente ad un’antica e famosa famiglia partenopea, che, tra zii e cugini di vario grado, annovera professionisti valenti come un primario di urologia del Cardarelli che, giusto50 anni fa, ebbe l’onore di operare un calcolo renale incastrato nell’uretere di mio fratello in epoca pre-litotrissia, ed uno dei più esperti notai della città, presso cui la mia famiglia ha effettuato più di una transazione immobiliare. Sposata felicemente, con prole che ha proseguito la sua professione ed ha tenuto sotto controllo durante il periodo in cui dirigeva il Ministero di Via Arenula, è titolare di uno degli studi più agguerriti d’Italia che è anche uno dei pochi in regola con il fisco avendo denunciato, l’anno precedente alla nomina al dicastero della Giustizia, un fatturato di ben 7 milioni di euro.
Alla sua carica, Paola Severino ha dedicato entusiasmo ed energia ma, alla fine del mandato, i risultati sono stati scarsi o nulli, in linea con l’attività del governo Monti che ha pensato solo a tartassare i contribuenti, a vessare i pensionati, ad ignorare il futuro dei giovani, impotente a prendere qualsiasi decisione perché commissariato dai banchieri, veri padroni dell’Europa.
Il mio contatto col personaggio, sarebbe meglio definirlo “tentativo di contatto”, consiste in una lettera aperta a lei indirizzata, che suscitò enorme scalpore perché pubblicata da 8 quotidiani ed una quarantina di testate telematiche.

Eccone il testo:

Lettera aperta al Ministro Severino
Gentile Signora Severino,
sono napoletano come Lei, medico e scrittore attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia, ed ho molto apprezzato il Suo toccante discorso in occasione della visita del Santo Padre, per cui desidero ringraziarLa, anche a nome dei miei compagni di sventura. Lei non ha potuto vedermi perché la mia domanda (cattiva), per quanto condivisa dai cappellani, è stata censurata dalla segreteria del Pontefice.
In ogni caso è stata pubblicata da numerosi quotidiani sotto forma di lettera al Direttore: << Santità, Lei pensa che i nostri governanti, che ci costringono a vivere stipati in celle di 15 mq. in 6, ma altrove anche in 8 e in 16, mentre norme europee prevedono che un maiale abbia a disposizione 10mq., saranno condannati alle pene dell’inferno?>>.
Le Sue lodevoli proposte di sfollamento delle carceri saranno insufficienti, perché potranno interessare poche migliaia di detenuti per cui La invito ad un atto di coraggio ed a proporre al Parlamento un più ampio provvedimento di clemenza: un indulto di tre anni, accompagnato da un’amnistia, in grado di sfoltire una marea di procedimenti destinati in gran parte alla prescrizione.
Colgo l’occasione per sottoporLe una mia proposta che, nonostante abbia prospettato da tempo alla direzione, non ha finora ricevuto risposta.
Ho la fortuna che mia figlia e mio genero siano commissari europei e, dopo aver consultato tutti i presidenti delle commissioni, mi hanno assicurato, in tempi brevissimi, la disponibilità di 100.000 euro per una o più iniziative a favore dei reclusi di Rebibbia.
Il mio sogno è che si possa permettere – a costo zero – l’opportunità di ricevere ed inviare mail a parenti ed amici, grazie al finanziamento della Comunità Europea.
Oggi viviamo in un villaggio globale, le informazioni circolano in tempo reale, anche nel terzo mondo, ma evidentemente i nostri penitenziari appartengono al quarto mondo.
I telegrammi costano tanto (ben pochi possono permetterseli) ed arrivano dopo giorni. I colloqui sono per molti impossibili. Pensiamo agli stranieri (sono nostri fratelli), che costituiscono ormai il 40% della popolazione carceraria e sono in continuo aumento, essi non vedono da anni la moglie e i figli, mentre potrebbero vedersi e dialogare attraverso Skype con le famiglie lontane migliaia di chilometri.
Naturalmente la posta elettronica in arrivo ed in partenza, a differenza di quella tradizionale che gode della segretezza, potrebbe avere un filtro censorio.
Quante volte vi è la necessità improcrastinabile di contattare un legale o si vive nell’angoscia per un familiare gravemente ammalato. Rimanere in contatto costante con i propri cari è l’unico rimedio che conosco per sopportare la sofferenza, la solitudine, la malinconia.
Se non si ha l’energia per la realizzazione di un’iniziativa del genere, che ci porrebbe una volta tanto all’avanguardia in Europa, avanzo una seconda proposta: quella d’invitare i maggiori esperti internazionali del settore a tenere un ciclo di conferenze sulle metodiche più avanzate per meglio tollerare la detenzione, dall’ipnosi alla meditazione trascendentale, senza alcuna preclusione (ricorda la Signora Ministra la scena relativa di “Arancia meccanica”?) e raccogliere poi i risultati in un volume da diffondere agli istituti di pena di tutto il mondo.
Attualmente ho constatato che l’unica tecnica ampiamente attuata consiste nell’uso generoso di psicofarmaci, sconfinante nell’abuso, che trasforma i detenuti in pallidi ectoplasmi, in automi, molto spesso in marionette impazzite.
Non mi dilungo, Gentile Signora, ma sarei onorato di un Suo riscontro.
Tutti coloro che hanno avuto il privilegio di nascere all’ombra del Vesuvio hanno il cuore generoso.
Non deluda il grido disperato che Le arriva dagli ultimi degli ultimi.
Roma, 11 gennaio 2012

Raccomandata
Al Ministro della Giustizia
Prof. Avv. Paola Severino
Palazzo Piacentini
Via Arenula, 70
Roma
Achille della Ragione
Carcere di Rebibbia
Via Majetti, 70 Roma

Ne attendo ancora risposta, a dimostrazione della distanza siderale tra cittadini ed istituzioni, come tutti gli italiani aspettano una decisione del governo in merito alla riforma del sistema processuale, preda di una giustizia civile elefantiaca e lumachesca, che ci costa un punto di Pil ogni anno e scoraggia gli imprenditori stranieri a fare investimenti in Italia mentre i detenuti auspicano un vero provvedimento sfolla carceri che restituisca un briciolo di dignità umana a persone che la detenzione ha ridotto al rango di bestie.
A tal proposito, possiamo affermare che il successore alla carica di Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, anch’ella riciclata dal fallimentare governo Monti, ha esordito in maniera maldestra firmando un decreto legge che rappresenta un’autentica beffa perchè non contiene un aumento dei giorni di liberazione anticipata per chi osserva una buona condotta, né la detrazione degli stessi all’inizio dell’esecuzione, né tanti altri desideri andati delusi.
Si parla di 6000 reclusi in uscita nei prossimi 24 mesi ma, al massimo, ne usciranno 60!
E’ un peccato grave per un cristiano, è un reato per chi è nelle istituzioni, prendere in giro i miserabili che versano in condizioni subumane, che metteranno poco ad accorgersi di essere stati presi per i fondelli, per cui l’estate, che già si prevede calda, nei penitenziari sarà bollente.
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