ANIELLO FALCONE

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  Capitolo 3

Gli affreschi

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Abile e prolifico come disegnatore, il Falcone è stato inoltre l’artefice a Napoli di numerosi cicli decorativi ad affresco.
Nel 1641 - 42 lavora nella cappella Sant’Agata in San Paolo Maggiore con risultati stilisticamente vicini alla Battaglia del Louvre. Esegue una serie di Storie del Vecchio Testamento per conto di Cesare Firrao e lavora, come sottolinea il De Dominici, con una maniera “dolce, ma robusta e ben fondata nel disegno”, operando una feconda sintesi tra naturalismo e classicismo.
I soggetti raffigurati sono Boas e Ruth, Abigail e Davide (fig. 40), Ritorno dalla terra promessa (fig. 41) e Debora e Barac (fig. 42), rappresentanti rispettivamente le quattro virtù Benignità (fig. 43), Liberalità, Abbondanza e Grazia divina (fig. 44).


fig. 40 - Davide e Abigail

   fig. 41 - Ritorno dalla terra promessa

fig. 42 - Debora e Barac  

  
figg. 43 e 44- Benignità -e- Carità

Un famoso disegno, raffigurante Due soldati (fig. 45) conservato nella collezione Konigh Fachsenfeld a Württemberg rappresenta uno studio preparatorio per le due figure che compaiono in alto sulla destra dell’affresco di Debora e Barac, al quale, per la testa e l’elmo del protagonista, si riferisce un altro studio preparatorio già descritto nel capitolo della grafica (fig. 5)

 
figg. 45 e 5 - Disegno preparatorio -e- Testa di guerriero e studio di elmo

Gli affreschi versano in pessimo stato di conservazione, ma nel modellato disteso delle forme e negli scorci di paesaggio si palpa l’esempio di Massimo Stanzione e di Artemisia Gentileschi.
Recentissima la scoperta, nella chiesa di San Giorgio Maggiore, nascosto per quasi tre secoli dietro vecchi teloni settecenteschi, di uno splendido affresco raffigurante San Giorgio (tav. 21) che, in groppa ad un cavallo poderoso, lancia alla mano, affronta ed uccide il perfido drago.
L’opera è collocabile cronologicamente intorno al 1645 ed i colori sono splendidamente conservati a differenza degli altri affreschi dell’artista sui quali ha pesato il trascorrere del tempo.


tav. 21 - San Giorgio e il drago

Protagonista della scena è il bianco cavallo impennato, impreziosito da una tavolozza accurata che va dal giallo al rosa, al quale si contrappone un drago bizzarro dagli occhi strabuzzati e dalla testa canina. Per la donna che fugge spaventata è stata utilizzata la stessa modella, di ispirazione stanzionesca, che compare nella Scena di saccheggio illustrata nella copertina della monografia.
Quindi il Falcone esegue una grande battaglia e Storie di Mosè sulle pareti della Villa Bisignano a Barra, in passato sfarzosa dimora estiva del suo mecenate Gaspare Roomer, il ricchissimo banchiere fiammingo, mercante di opere d’arte. Ed in tali affreschi, datati al 1647 e di recente riportati all’antico splendore, evidente è l’influsso del Poussin neoveneto del quarto decennio, a rafforzare l’ipotesi, in passato avanzata dalla critica, della presenza ispiratrice di numerosi lavori dell’artista francese nelle più famose collezioni napoletane.
La decorazione della volta di quella che fu la libreria del celebre personaggio ed oggi è la dimora di un occupante abusivo è divisa in cinque comparti, che raffigurano la Battaglia tra Israeliti ed Amalachiti (fig. 46), l’Attraversamento del Mar Rosso (fig. 47), l’Adorazione del serpente di bronzo (fig. 48), Mosè fa scaturire l’acqua dalla rupe (fig. 49) ed il Ritrovamento di Mosè (fig. 50).


fig. 46 - Battaglia tra Israeliti ed Amalachiti


fig. 47 - Attraversamento del Mar Rosso


fig. 48 - Adorazione del serpente di bronzo


fig. 49 - Mosè fa scaturire l'acqua dalla rupe

   fig. 50 - Ritrovamento di Mosè

Nell’eseguire l’affresco il pittore adoperò una tavolozza cromatica molto ampia e ricercata dal violetto al giallo, dal bruno al turchese, dal rosso vivido al bianco lucente.
La Battaglia tra Israeliti e Amalachiti è un tema trattato più volte dal Falcone, anche nei dipinti, e ci permette di apprezzare tutto il repertorio patognomonico della sua pittura di combattimento, dal cavallo rampante (figg. 51 - 52 - 53) alla selva di lance (fig. 54), dal guerriero caduto in primo piano (figg. 55 - 56) allo scorcio di paesaggio collinare che ricorda la Solfatara (fig. 57).


fig. 51 e 52 - Cavallo rampante


figg. 53 e 54- Cavallo rampante -e- Selva di lance


fig. 55 e 56 - Guerriero caduto in primo piano

fig. 57 - Scorcio di collinetta

Di particolare interesse è la figura di un guerriero urlante (fig. 58) posta al centro della composizione, chiara derivazione dal disegno (fig. 10) conservato alla Pierpont Morgan Library di New York, conosciuto come Ritratto di Masaniello per la presenza di una scritta apocrifa. La scoperta dell’affresco e la data di esecuzione al 1647, in coincidenza con la rivolta del famoso capopopolo, rende alquanto improbabile l’identificazione del foglio come ritratto e non come semplice studio preparatorio. Nell’Attraversamento del Mar Rosso (fig. 47) l’influsso di Poussin è molto marcato e si alternano scene di concitate discussioni (fig. 59), focosi destrieri (fig. 60) e bambini spaventati (fig. 61).

  
figg. 58 e 10 - Guerriero urlante - e - Presunto ritratto di Masaniello


figg. 59 e 60 - Concitate discussioni - e - Destriero focoso

 
figg. 61 e 62 - Bambini spaventati - e - Giovani adoranti

L’Adorazione del serpente di bronzo (fig. 48) è scandita da immagini di corpi muscolosi (figg. 62 - 63 - 64) e donne imploranti (figg. 66 - 67) e per l’esecuzione furono predisposti, come sempre, vari disegni preparatori, uno dei quali è comparso nel 1984 in un’asta di Christie’s a Londra, che interessa in toto la composizione. Il palestrato giovanotto dal corpo ignudo e dalle mani legate rappresenta, più che il panno disteso sotto le gambe del martire, la traccia più probabile per supportare l’attribuzione di Bologna al Falcone di un San Sebastiano (fig. 65) transitato a Londra alle Trafalgar Galleries ed esposto alla mostra su Battistello ed il primo naturalismo a Napoli.


figg. 62 e 63 - Giovani adoranti


figg. 64 e 65 - Corpo muscoloso -e- San Sebastiano


fig. 66 e 67 - Donne imploranti

Mosè fa scaturire l’acqua dalla rupe (fig. 49) è pervaso dalla magia del miracolo che colpisce gli astanti, in particolare una giovane mamma (fig. 69) assetata col suo bambino, la quale apre il palmo della mano, implorando l’acqua che possa placare la sua sete. Sullo sfondo a sinistra si vede la classica collinetta presente in tanti dipinti dell’artista.


fig. 49 - Mosè fa scaturire l'acqua dalla rupe


figg. 68 e 69 - Disegno preparatorio - e - Mamma assetata col bambino

Nel Ritrovamento di Mosè (fig. 50) si coglie il momento culminante della scoperta da parte delle giovani fanciulle della cesta con il neonato abbandonata nelle acque del fiume. I volti tradiscono sbigottimento (fig. 70) e prontezza (fig. 71) nell’accorrere in soccorso del pargoletto. I referenti culturali della composizione vanno cercati, oltre che in Poussin, nel celebre dipinto del Lanfranco dal soggetto analogo conservato a Braunschweig presso lo Herzog Anton Ulrich Museum. Dell’episodio esiste un disegno preparatorio (fig. 72), transitato nel 1973 a Londra in un’asta Christie’s.

  fig. 70 - Sbigottimento

fig. 71 - Soccorso al neonato

  fig. 72 - Disegno preparatorio

    
tavv. 41 e 42 - San Michele e gli angeli ribelli -e- Interno sacrestia

Il ciclo di affreschi con le Storie di Sant’Ignazio nella sacrestia del Gesù Nuovo, purtroppo gravemente danneggiati da un incendio del 1963, è collocabile nella piena maturità dell’artista entro il 1652. Essi condividono i caratteri stilistici delle opere più antiche e rappresentano San Michele che scaccia gli angeli ribelli (fig. 73 - tav. 41), del quale mostriamo un disegno preparatorio (fig. 74) ed una veduta d’assieme (fig. 75 - tav. 42) e Scene della vita di Sant’Ignazio (Preghiera, Elemosina ed Apparizione della Vergine) tra le quali figura l’Assedio di Pamplona (figg. 76 - 77 - 78 - 79) oltre alle figure di San Pietro (fig. 80) e San Paolo (fig. 81).
Il De Dominici ci parla di questo ciclo decorativo: “Fece dunque Falcone molti pensieri per li piccioli compartimenti fra stucchi dorati della sacrestia e vi dipinse a fresco San Michele Arcangelo che scaccia nell’Inferno Lucifero con suoi seguaci ed all’intorno vari santi e puttini e con sua lode condusse studiosamente a fine quella volta”, anche se sbaglia quando afferma che fu ”la sua prima opera dipinta in fresco”.
Tra le figure rappresentate, ai lati dell’altare (fig. 82), vi sono Due eremiti (fig. 83) uno dei quali in preghiera (fig. 84), che ha permesso all’Alabiso di identificare, in una collezione privata napoletana, un dipinto (fig. 85) di eguale soggetto da assegnare al Falcone.
Il De Dominici citava una Battaglia dipinta “a fresco” nel chiostro di Sant’Agostino alla Zecca oggi non più in sede.


figg. 73-74-75 - San Michele scaccia gli angeli ribelli - Disegno preparatorio - Volta della sacrestia

 
fig. 76 - Preghiera


fig. 77 - Elemosina

 
fig. 78 - Apparizione della Vergine


fig. 79 - Assedio di Pamplon

   
figg. 80 e 81 - San Pietro - San Paolo

  
fig. 18 e 83 - Assedio - e - Due eremiti

   
fig. 84 e 85 - Eremita in preghiera - e - Eremita in preghiera (dipinto)
 

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